L’Agcom ricorda la Dichiarazione di Reggio Calabria - Aiart e Codacons invocano il Garante

Caso Sarah esempio di malatelevisione

Sarah Scazzi e Sabrina Misseri

Corrado Calabrò

ROMA – Il Consiglio dell’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, presieduto da Corrado Calabrò, relatori Stefano Mannoni e Michele Lauria, ha deciso oggi di inviare una segnalazione riguardante il caso di Sarah Scazzi al Comitato per l’applicazione del codice di autoregolamentazione in materia di rappresentazione di vicende giudiziarie nelle trasmissioni televisive.
Lo spazio che gli organi di informazione hanno dedicato al delitto di Avetrana ha suscitato polemiche che impongono una seria riflessione sulla trasposizione mediatica dei fatti tragici e delittuosi, sulla diffusione di indiscrezioni e illazioni che pongono sotto nuovi aspetti il problema della tutela della dignità umana e della protezione dei minori. In tali casi, come recentemente sottolineato dal Comitato di applicazione del codice di autoregolamentazione Media e Minori in una lettera aperta alle emittenti televisive, il doveroso e ineludibile diritto di cronaca non deve travalicare il limite del rispetto della delicata fragilità emotiva legata alla fase di crescita dei minori. La reiterazione ossessiva delle immagini, l’affastellarsi di ipotesi delittuose alimentano incertezza e smarrimento nel pubblico minore all’ascolto, tanto più se in fascia protetta. La libertà d’informazione è forse una libertà superiore ad altre costituzionalmente protette, e come tale va difesa da ogni tentativo di compressione.

Il Trattato di Lisbona pone il pluralismo dell’informazione alla base dei principi fondanti dell’Unione europea. Si tratta di un parametro di legittimità della legge che deve essere valutato con attenzione in qualunque intervento normativo nazionale.
Lo stesso Trattato peraltro include tra i diritti fondamentali dell’Unione il rispetto della dignità umana e della vita privata e familiare. Anche la Dichiarazione approvata a Reggio Calabria il 3 ottobre 2008 dal Réseau delle Autorità audiovisive del Mediterraneo, al tempo della Presidenza di Corrado Calabrò, ha proclamato essere valori comuni e condivisi dei Paesi dell’area mediterranea il rispetto della dignità della persona umana, lo stato di diritto, il pluralismo e la libertà d’informazione, la tutela dei minori, la lotta contro l’odio e la violenza per motivi di discriminazione. La Dichiarazione afferma a tal fine la necessità che i media audiovisivi, per il loro impatto sociale e culturale al di là delle frontiere, accolgano tali valori stabilendo dei principi fondamentali comuni. Gli impegni assunti con tale Dichiarazione sono stati fatti propri anche dalla Conferenza permanente dell’audiovisivo mediterraneo.
Sul caso Sarah si registrano anche gli interventi dell’associazione di telespettatori Aiart e del Codacons al Garante della Privacy.
“Doverosa – afferma l’Aiart – l’istruttoria del Garante della Privacy sulla fuga di notizie sul caso di Avetrana. Ma sarebbe bene che anche gli organi di garanzia dei giornalisti indagassero se ci sono state violazioni alle carte deontologiche. Nessuno si è fermato di fronte alla famiglia della povera Sarah, nemmeno il servizio pubblico. E sono stati anche ignorati gli appelli, timidi a dire la verità, della direzione e dei consiglieri del cda – conclude l’Aiart – Davvero un esempio di mala televisione’’.
Il Codacons, dal canto suo, ha inviato un esposto al Garante della Privacy e al ministro della Giustizia per l’accertamento di “eventuali violazioni della privacy ed, in generale, della legge. E’ la prima volta, infatti – afferma il Codacons – che vengono dati alla stampa, oltre ai verbali degli interrogatori, anche le registrazioni audio. Gli imputati, per quanto considerati mostri dall’opinione pubblica, hanno diritto a rilasciare dichiarazioni al Pubblico Ministero e alle forze dell’ordine senza che poi vengano ascoltate da milioni di telespettatori. I processi non si fanno in televisione, la nuova piazza, per non dire gogna, mediatica”.
A giudizio del Codacons “sono stati resi noti in modo integrale gli atti delle indagini preliminari e sono «trapelate» persino le dichiarazioni delle persone informate dei fatti. Tutto questo senza peraltro tener presente che alcuni particolari raccapriccianti, come il fatto che Sarah forse piangeva mentre la stavano uccidendo, sono una violenza nei confronti della famiglia ed una macabra voglia di compiacere la curiosità morbosa del pubblico”.

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