La Carta di Treviso, fiore all’occhiello dei giornalisti italiani, è, e resta, uno dei più importanti documenti deontologici fatto dai giornalisti per i giornalisti con l’obiettivo di perseguire con maggiore determinazione la promozione di una coscienza etica per una sempre più consapevole cultura dell’infanzia da parte degli operatori dell’informazione.
L’Ordine nazionale dei giornalisti ha condiviso e condivide quindi l’obiettivo primario di questo convegno nazionale, nella ricorrenza del ventennale, che è quello di favorire una cultura dell’infanzia in quella componente fondamentale della società moderna che sono i mezzi di comunicazione sociale.
La Provincia di Treviso, che il 5 ottobre scorso ha organizzato un convegno nazionale dal titolo “Sbatti il bimbo in prima pagina – Informazione e mass media a 20 anni dalla carta di Treviso”, d’intesa con l’Ordine dei giornalisti, nazionale e regionale, la Federazione Nazionale della Stampa, il sindacato regionale e Telefono Azzurro, ha anche il merito di avere tenuto in questi anni vivo l’interesse per la Carta di Treviso con progetti provinciali, convegni, incontri e varie attività, soprattutto con le scuole e nelle scuole, e di avere tenuto stretti contatti con l’Ordine nazionale dei giornalisti, attraverso i dirigenti del settore Progetti speciali ed in particolare tramite la dott. Paola Stefanelli e la dott. Mara Quarisa.
In questi venti anni i risultati prodotti sono stati senza dubbio positivi e il divario tra quanto accadeva prima della Carta (fino al 5 ottobre 1990) e quanto accade oggi è sotto gli occhi di tutti.
Fiore all’occhiello dei giornalisti italiani per una coscienza etica della cultura dell’infanzia
I 20 anni della Carta di Treviso
Proprio a partire dai primi anni ’90 il problema deontologico è stato particolarmente avvertito nel mondo della informazione tanto da spingere l’Ordine e la Fnsi ad elaborare diverse “Carte” in attuazione degli articoli 2 e 48 della legge n. 69/1963.
Così il 5 ottobre 1990 vedeva la luce la Carta di Treviso, ispiratrice Giuliana Del Bufalo, con l’Ordine dei giornalisti, la Federazione della Stampa e il Telefono Azzurro. Lo studio era, comunque, iniziato nel marzo del 1989 quando alcuni episodi di cronaca nazionale fecero scalpore perché coinvolti erano altrettanti minori (Serena, Miriam e Marco). Da quella data è iniziato un dibattito sempre più serrato sulla protezione dei minori ed è stato un elemento significativo che noi oggi dobbiamo ricordare con affetto e con partecipazione. Da quella data non si sono più registrati casi clamorosi come avveniva prima anche se ancora si sono registrate e si registrano delle imperfezioni, chiamiamole così, che vengono sanzionate dagli Ordini regionali e dall’Ordine nazionale. C’è da sottolineare però che sul piano culturale un progresso c’è stato ed è stato significativo.
Cinque anni dopo l’approvazione della Carta di Treviso e alla luce di alcune specifiche violazioni al documento, l’Ordine dei giornalisti e la Federazione della Stampa, d’intesa sempre con Telefono Azzurro, hanno ribadito e rafforzato i principi stabiliti nel 1990 con cinque principali avvertimenti contenuti nel Vademecum ’95 per ottenere una maggiore protezione della dignità e dello sviluppo dei bambini e degli adolescenti senza distinzione di razza e di religione.
La maggiore attenzione da parte dell’informazione nei confronti dell’infanzia è il passo più significativo che sancisce il passaggio dalla fase di sensibilizzazione a quella più concreta di una reale tutela.
E’ opportuno ricordare la stessa legge sulla privacy , la legge 675 del 1996 che ha assimilato e rafforzato i principi della Carta di Treviso. Tale legge, nell’affidare al giornalista la valutazione della notizia, o meglio se la pubblicazione della notizia fosse riconducibile all’interesse del minore oppure no, ha detto in modo esplicito che tale valutazione deve avvenire alla luce dei principi e dei limiti della Carta di Treviso.
E nel campo televisivo è stato altrettanto importante il capitolo del Codice di autoregolamentazione TV e minori emanato nel 2002 e dedicato alla partecipazione dei giovanissimi a trasmissioni televisive.
E veniamo all’aggiornamento della Carta annunciato nel 2004 dall’allora presidente dell’Ordine, Lorenzo Del Boca, nel presentare il programma di lavoro dell’allora esecutivo. L’incarico di lavorare su questo specifico progetto venne affidato al Gruppo di lavoro “Informazione e minori” costituito a fine anno 2004 e da me coordinato.
Il Gruppo ha lavorato a ritmo serrato con incontri e confronti con le altre istituzioni, prima tra tutte la Fnsi e Telefono Azzurro e poi ancora la Fieg e i Comitati di autoregolamentazione che intanto erano stati istituiti e altri soggetti.
Del progetto in corso è stata data informazione sul sito dell’Ordine ed è stato chiesto ai consigli regionali, alle redazioni e a tutti i colleghi giornalisti di dare il loro contributo.
Si è sottolineato sempre che si trattava di “aggiornamento” perché erano sempre validi i principi generali contenuti nella Carta di Treviso del 1990 e altrettanto validi quelli esplicativi contenuti nel Vademecum del 1995. Lo spirito della Carta doveva rimanere intatto. Quello da verificare era una sorta di aggiornamento più lessicale: nel 1990 e nel 1995 non c’era Internet, non c’erano i messaggi telematici, non c’erano i messaggi multimediali, non c’era l’informazione che arrivava con il telefonino e quindi si trattava di adattare quelle parole alle nuove esigenze, ma più che altro per renderle adatte al mondo contemporaneo.
Ricordo che la “ bozza” dell’aggiornamento della Carta venne ufficialmente presentata cinque anni fa, il 5 ottobre 2005, ancora a Treviso, nella Casa dei Carraresi, in un apposito convegno nella ricorrenza dei quindici anni della Carta.
Dopo altri contributi e ulteriori approfondimenti, si è passati alla stesura definitiva della Carta aggiornata. Il documento è stato approvato all’unanimità dal consiglio nazionale dell’Odg nella seduta del 30 marzo 2006, tenendo anche conto delle osservazioni e delle indicazioni formulate dal Garante per la Privacy.
Lo stesso Garante ha dato poi il suo consenso alla nuova versione della Carta con la delibera datata 26 ottobre 2006, pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale del 13 novembre 2006.
Si tratta di documento deontologico che costituisce norma vincolante di autoregolamentazione per i giornalisti italiani e guida ideale e pratica per tutta la categoria dei comunicatori. Non una limitazione al diritto di cronaca – è bene ribadirlo – ma una diversa espressione di libertà di stampa tutelando i diritti delle fasce più deboli.
Meritano almeno una citazione l’attenzione e l’interesse dimostrati per questo importante documento deontologico dal Parlamento europeo, dove la Carta è stata presentata e illustrata alle delegazioni dei parlamentari italiani il 4 e 5 giugno del 2008 e dove è stata presentata dai parlamentari europei una risoluzione con l’invito alla Commissione e agli Stati membri ad accogliere i principi della Carta di Treviso per farne Carta Europea.
Infine , lo scorso 10 dicembre 2009 , in occasione delle manifestazioni per celebrare il ventennale della Convenzione dei diritti del fanciullo e il 61° anniversario della Dichiarazione Universale dei Diritti umani, la Carta di Treviso ha trovato spazio e attenzione per una ulteriore riflessione sui diritti del fanciullo direttamente al Palazzo di vetro delle Nazioni Unite, in un apposito convegno organizzato dall’Ordine Nazionale dei giornalisti con la collaborazione del Ministero degli Esteri italiano.
Per quella occasione la Carta di Treviso è stata portata a New York in una nuova edizione in cinque lingue.
Un convegno ad altissimo livello con gli interventi, tra gli altri, dell’Under Segretary General, Kiyotaka Akasaka, di fatto il numero due per i problemi dell’informazione del segretario generale dell’Onu, Ban Ki-Moon; del rappresentante permanente dell’Italia all’Onu, ambasciatore Cesare Ragaglini; di mons. Celestino Migliore, Osservatore permanente della Santa Sede all’Onu, e di Giampaolo Pioli, presidente dell’Associazione dei giornalisti corrispondenti alle Nazioni Unite.
Il numero due dell’Onu, Akasaka, nel suo intervento ha elogiato il ruolo di apri pista svolto su queste tematiche dall’Ordine dei giornalisti italiani e ha sottolineato l’impegno delle Nazioni Unite a tradurre in termini normativi le esigenze di tutela dell’infanzia.
Da parte sua, l’ambasciatore Cesare Ragaglini, non solo si è congratulato per l’iniziativa dell’Ordine dei giornalisti ma ha messo anche in evidenza il contributo che l’Italia continua ad apportare per far crescere nella comunità internazionale e nelle sue istituzioni la consapevolezza dell’esigenza di garantire all’informazione quegli elementi di correttezza e di trasparenza essenziali per assicurare la salvaguardia della dignità della persona, in particolare dei più deboli.
Questo il bilancio, sia pure sommario, dei venti anni della Carta di Treviso. In definitiva, possiamo affermare che i giornalisti italiani, salvo poche eccezioni, hanno maturato una grande consapevolezza delle regole da osservare quando si tratta di raccontare fatti di cronaca che vedono comunque coinvolti soggetti deboli e minori. L’augurio e la speranza è che si possa fare sempre meglio.
Cosimo Bruno
Consigliere nazionale Ordine dei Giornalisti
Coordinatore Gruppo di lavoro “Informazione e minori”