LA LETTERA - La manifestazione di Reggio? Solidarietà ai magistrati ma c'è chi specula sui sogni dei giovani

Se il giornalismo vive sullo sfruttamento

Rino Labate

Rino Labate

Caro Segretario,
Reggio ospita una “grande” adunanza per manifestare solidarietà ai magistrati minacciati dalla mafia. Una chiamata alla responsabilità per tutta la società civile che merita qualche sommessa considerazione.
Come non essere della partita, come non stringere con un forte abbraccio chi da tempo in Calabria e non solo in Calabria lotta in prima linea, con coraggio, per noi?
A questo devo aggiungere che il grido contro tutte le mafie, ‘ndrangheta in testa, che si leverà dalla piazza di Reggio Calabria sarà anche un momento importante per la nostra categoria.
Negli ultimi mesi, anzi negli ultimi giorni, giovani giornalisti sono stati aggrediti e minacciati. Il messaggio è chiaro: chi vuole scrivere senza bavagli in Calabria non è gradito.
Tutto questo è grave perché, oltre alle intimidazioni della ‘ndrangheta (pallottole di pistola e messaggi inequivocabili) anche amministratori pubblici, senza alcun ritegno, sfogano la loro rabbia su chi è chiamato a svolgere un lavoro onesto.
A questo punto è giusto che i cittadini – lettori s’indignino, chiedano alla Stato di essere più presente non con carri armati o battaglioni di soldati ma con investigatori capaci e attivi. Tutti noi in questo modo ci sentiremo, certamente, più tutelati e i prepotenti e la ‘ndrangheta meno sicuri e arroganti.
Detto tutto questo, ci sono alcune considerazioni, per qualcuno forse di poco conto, che da vecchio giornalista ritengo di dover fare.
Ammiro la forza, il coraggio e la determinazione del dott. Di Landro, capisco quanto dura sia la vita del dott. Pignatone e di quanti lavorano accanto a lui in prima linea, ammiro molti magistrati impegnati in difficili inchieste che hanno come epicentro la Calabria,ma non riesco a capire perché, proprio loro, debbano accettare la solidarietà, che certamente sarà espressa da molti con grande partecipazione, di chi le regole, anche nelle piccole cose ogni giorno, le infrange.
Mi riferisco ai pubblici amministratori, che aggirano i regolamenti, che assumono (a tempo determinato) i figli degli amici o di chi può essere loro utile. Tutto regolare certo ma… sono quegli stessi pubblici amministratori che hanno preso l’impegno di governare senza alcun “sotterfugio”, alla luce del sole perché la Calabria rinasca a nuova luce.
E’ questa la luce che vogliono? E’ questo il segnale di speranza che trasmettono ai giovani?
Mi riferisco, poi, a chi nel nostro ambiente fa il puritano, conduce grandi battaglie morali e poi sfrutta chi gli sta vicino, lo costringe a lavorare rischiando la vita e pagandolo, per la sua opera intellettuale, meno che un bracciante di Rosarno.
Dò atto al sindacato di essere in prima linea contro questo sistema perverso, contro chi si ammanta di legalità e la legalità la viola in maniera palese infrangendo, o ancora peggio, illudendo giovani generazioni.
Il Sindacato, lo so, combatte giornalmente per il rispetto delle regole e dei contratti. E’ una lotta impari perché è anche difficile far capire ai giovani che il loro è nient’altro che un sogno. Che sono vittime di un sistema perverso in una Regione dove la speranza di un lavoro è l’unica cosa che resta a molti. Dove c’è chi proprio su questa speranza crede di poter costruire piccoli “imperi di carta”.
Io resterò a casa ma il mio pensiero sarà accanto ai quei magistrati, a quei giornalisti che, con onestà e animo puro, lottano anche per me.

Ps. Da vecchio giornalista ho un sogno: che proprio quelle persone alle quali vanno la nostra solidarietà ed il nostro affetto colpiscano duramente chi, nel nome della lotta alla ‘ndrangheta, ammantandosi di meriti altrui, cerca di trarre profitto. Se amiamo il male, non potremo comprendere il bene. Se il cuore è avvolto dalle tenebre, anche il nostro occhio sarà ottenebrato.

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