GENOVA – “Oggi più che mai c’è bisogno di trasparenza e di coraggio nella denuncia del malaffare e nel fare informazione. Con questa trasparenza e con questo coraggio chiediamo che sul caso Genova vengano date risposte chiare e precise”. Questo l’appello unanime del segretario generale della Federazione Nazionale della Stampa, Franco Siddi, e del segretario dell’Associazione Ligure dei Giornalisti, Marcello Zinola, dopo le perquisizioni e i sequestri (via i pc di redazione e di casa, memorie telefoniche “lette” nelle loro rubriche, traffico compreso, sottosopra scrivanie e abitazioni) dei 5 giornalisti del Secolo XIX.
L’occasione per tornare, con ancor più determinazione, sulla vicenda è stata quella della sottoscrizione, proprio a Genova, del primo protocollo in Italia sul tema dell’informazione e della giustizia minorile con la nascita di un osservatorio che avrà, tra i suoi compiti, anche quello della formazione per garantire un corretto rapporto su un tema così delicato quale è, appunto, la giustizia minorile. Le preoccupazioni maggiori, però, in questo momento, non possono che riguardare l’indagine in corso al Secolo XIX: “Quest’indagine preoccupa fortemente il sindacato dei giornalisti – ha rimarcato Siddi, durante l’incontro all’Ars ligure – perché cade in una piazza dove, dal dopo G8 del 2001, diversi colleghi di diverse testate locali e no, sono stati oggetto di denunce e provvedimenti, anche se la perquisizione della scorsa settimana ha avuto caratteristiche uniche ed è senza precedenti. Non si capisce il senso di questa indagine contro i giornalisti, se non con l’obiettivo di azzerare la loro credibilità e la loro professione. Come, d’altronde, è accaduto in altre situazioni verificatesi in Italia”.
Il tema al centro dell’indagine sui 5 giornalisti del Secolo XIX è inquietante: i colleghi indagati hanno scritto e approfondito, per mesi, fatti e vicende collegati o collegabili al malaffare politico, ai sospetti rapporti tra ‘ndrangheta, mafia e imprenditoria e politica. Elementi, tra l’altro, denunciati proprio ieri dalla Assedil genovese per i rischi, in tempi di crisi, di penetrazioni malavitose nel mondo dell’imprenditoria edile.
I colleghi hanno scritto negli ultimi mesi dei tentativi di diffamazione e di corruzione di un pm genovese finito nel mirino della mala, dell’indagine sul macabro traffico di reperti tra le tombe del cimitero di Staglieno, della vicenda che li vede ora indagati per avere scritto di intercettazioni e di cupole politico malavitose.
“Quel che è difficile da accettare – incalza il segretario generale della Fnsi – è la netta sensazione che l’inchiesta a carico dei colleghi vada bel al di là delle presunte violazioni di segreti istruttori, puntando ad azzerare la storia professionale dei colleghi, la loro rete di credibilità”.
Naturalmente “la Fnsi e l’Associazione Ligure dei Giornalisti seguono e seguiranno la vicenda con la tutela dei colleghi oggi coinvolti, così come hanno fatto e faranno in qualsiasi altra situazione che vede giornalisti nel mirino perché responsabili di avere fatto il loro lavoro”.
L’appello di Franco Siddi da Genova, dove sono indagati 5 giornalisti del Secolo XIX