Lo Stato taglia fondi e agevolazioni e le fa sparire dai primi posti del telecomando

Tv locali, una situazione darwiniana

Non è accettabile che le tv locali siano sottoposte a una situazione darwiniana per mano dello Stato che, tagliando i fondi alla emittenza periferica e facendola sparire dai primi posti del telecomando, consente che il pesce più grande mangi il più piccolo.

La situazione non è molto facile perché la crisi dell’economia e dell’industria dell’informazione è drammatica per tutti. A maggior ragione lo Stato non si può ritirare da questo settore come sta accadendo.

I tagli dei contributi e l’idea di considerare il digitale lo strumento attraverso il quale si va a soluzioni darwiniane, per le quali il pesce più grande mangia il più piccolo, non lo possiamo accettare.

Questo sistema ha ancora bisogno di sostegno pubblico, elargito attraverso regole chiare e trasparenti che devono essere rispettate, non può perà sopportare i tagli che vengono fatti.

Il primo taglio, apparentemente minore, per i rimborsi Enel e abbonamenti di agenzie di stampa e telefoni, ammonta a circa 20 milioni di euro.

Il secondo, quello del contributo a valere sul canone, che è nettamente inferiore a quanto previsto, viene ulteriormente sacrificato.

Nel momento in cui occorre fare delle trasformazioni industriali, questo taglio significa accelerare la situazione darwiniana per mano di Stato. Occorre, nella transizione al digitale, fare a tesoro delle esperienze e delle criticità e negatività emerse in altre regioni.

Ciò per per evitare di considerare il sistema televisivo locale subordinato ai grandi network nazionali facendolo, quindi, sparire dai primi posti del telecomando o destinandolo a frequenze deboli e di bassa qualità.

Le imprese, dal canto loro, devono fare la loro parte: valorizzando il lavoro qualificato dei giornalisti, dei programmisti e registi. Cercando che il mercato assecondi i costi di queste operazioni.

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