Il Consiglio nazionale Fnsi denuncia intimidazioni a chi “osa” scrivere sulla legge bavaglio

“Gruppi armati” seminano terrore in redazione

ROMA – “Appare evidente il sapore intimidatorio e poliziesco di manipoli di redattori, organizzati in task force e equipaggiati come una sorta di “gruppi armati”, dotati di poteri tali da tenere sotto schiaffo chiunque scriva, racconti o pensi, invece di ubbidire in silenzio ai diktat del momento”.

Dustin Hoffman e Robert Redford nel film "Tutti gli uomini del presidente" sullo scoop dello scandalo Watergate ad opera dei cronisti del Washington Post che costrinsero alle dimissioni il presidente degli Stati Uniti, Richard Nixon

Il Consiglio nazionale della Federazione Nazionale della Stampa Italiana, riunito oggi a Roma, denuncia che “l’imposizione di tali norme nulla ha a che fare con la tutela della privacy e non mira ad altro che a consentire agli editori di accentuare fino a limiti parossistici il già ossessivo controllo <politico> sulle notizie”.

Nell’ordine del giorno viene ricordato che la cosiddetta legge bavaglio sulle intercettazioni prevede sanzioni amministrative (da 25.800 a 310 mila euro) per l’impresa multimediale che viola le norme dell’articolo 684 del codice penale (pubblicazione arbitraria di atti di un procedimento penale). Da tali sanzioni, però, gli editori – che pure hanno sottolineato, in più di una circostanza, i pericoli derivanti dallo snaturamento di un corretto rapporto tra editore, direttore e redazione – verrebbero risparmiati se dimostrassero di aver adottato nelle loro redazioni un modello organizzativo che implichi il funzionamento di una catena di comando efficace nei controlli dei testi messi in pagina o mandati in onda.

Il Consiglio nazionale della Fnsi individua, dunque, con allarme nella nascita di tali “strutture di comando” un ulteriore, inaccettabile tentativo di rendere ancor più assolutistiche, iper-verticistiche e accentrate le attuali organizzazioni redazionali a tutto danno della qualità del prodotto, della fluidità produttiva, del quotidiano confronto, della libertà di espressione. Il contratto di lavoro giornalistico prevede, infatti, che il prodotto “giornale” sia un’opera collettiva da non gestirsi come una caserma.

Il Consiglio nazionale della Fnsi denuncia, quindi, che tali norme servono anche a consentire agli editori di sfilarsi da ogni paventata assunzione di responsabilità, scaricando il peso del rischio-sanzioni unicamente sui giornalisti e sul loro quotidiano lavoro. In tal senso, il Consiglio nazionale della Fnsi invita la Segreteria e la Giunta Esecutiva Fnsi a recepire, con spirito di urgenza e di emergenza, le istanze contenute nell’ordine del giorno e a denunciarne l’estrema gravità in tutte le occasioni e le sedi opportune.

Questi i firmatari del documento: Enzo Colimoro, Carlo Parisi, Maria Luisa Busi, Giovanni Negri, Carlo Muscatello, Daniele Carlon, Laura Cannavò, Giovanni Giacomini, Fabio Azzolini, Giuseppe Di Pietro, Pasquale De Simone, Gianni Russo, Giampietro Saviotti, Lucia Visca, Daniela Scano, Raffaele Lorusso, Giuseppe Nardi, Felice Salvati.

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