Giovedì prossimo, 21 giugno, si riunirà la Vigilanza per eleggere i sette componenti di sua competenza

Cda Rai: Bersani chiede soccorso alle associazioni

Pierluigi Bersani

ROMA – Anna Maria Tarantola, ex vicedirettore generale della Banca d’Italia, e Luigi Gubitosi, ex amministratore delegato di Wind Telecomunicazioni, indicati dal governo rispettivamente come nuovo presidente e nuovo direttore generale della Rai, saranno presto votati nei loro ruoli dal resto dei componenti del Cda che saranno eletti dalla commissione parlamentare di Vigilanza sulla Rai, oltre a Marco Pinto, indicato nel Cda dal Ministero del Tesoro.
Il giorno buono è giovedì prossimo, 21 giugno, quando si riunirà la Vigilanza per eleggere i sette componenti del Cda di sua competenza.
A sbloccare la situazione è stata la decisione di Pier Luigi Bersani, segretario del Pd, che ieri ha scritto una lettera recapitata a quattro associazioni (Se non ora quando, Libera, Libertà e Giustizia, Comitato per la libertà e il diritto all’informazione): “Qualora le vostre Associazioni ritenessero di indicare due candidature per il Cda, noi siamo pronti a sostenerle per garantire, comunque, nella transizione a una nuova governance dell’Azienda, la voce di liberi protagonisti della società civile”.
Difficile prevedere i due nomi che saranno proposti dalle associazioni, tra i più accreditati ci sono quelli di Gustavo Zagrebelsky (già giudice della Corte costituzionale dal 1995 al 2004, ora presidente onorario dell’associazione Libertà e Giustizia) e Carlo Freccero, attuale direttore di Rai4.
Cambia così la posizione del Pd che, soprattutto per iniziativa di Bersani, aveva scelto di non partecipare alle trattative tra partiti per l’elezione del Cda. Il segretario conferma tuttavia la sua analisi: “Le decisioni che dovrebbero essere guidate da valutazioni esclusivamente aziendali vengono prese sempre più fuori dall’Azienda. Anni di lottizzazione hanno cambiato la Rai, finendo per inaridire la capacità innovativa della più grande industria culturale del paese. Gli ascolti calano, la raccolta pubblicitaria fatica, l’innovazione tecnologica è bloccata, le prospettive industriali sono nel buio: questa oggi è la Rai”.
Il Pd aveva sfidato il governo e gli altri partiti a fare dei nomi di indubbio prestigio per il Cda ma poi ha dovuto prendere atto che non partecipare al negoziato sui candidati o al voto della commissione di Vigilanza poteva rivelarsi un boomerang lasciando a Pdl e Lega Nord il campo libero per le proprie indicazioni.
Da qui la mossa della lettera alle associazioni che fa comunque un passo indietro rispetto al tradizionale metodo delle lottizzazioni o della nomina di parlamentari in carica nel Cda (il caso più clamoroso fu quello del senatore Claudio Petruccioli, appartenente ai Democratici di sinistra, che nel luglio 2005 in sole ventiquattr’ore per volere dei partiti da presidente della commissione di Vigilanza sulla Rai diventò presidente del Cda del servizio pubblico fino a marzo 2009).
Bersani spiega così la sua decisione: “Abbiamo voluto esprimere una posizione forte, rompendo unilateralmente il rito della lottizzazione. Altro che Aventino! A isolarsi sono quelli che ancora oggi pensano di continuare come se niente fosse a distruggere il servizio pubblico. Abbiamo proposto una riforma minima, in attesa di affrontarne una più complessiva nella prossima legislatura”.
Il segretario del Pd annuncia che tra gli impegni della prossima legislatura ci sarà quello di una riforma della Rai, a iniziare dai meccanismi di governance. Intanto c’è tempo fino a lunedì 18 giugno per inviare da parte di eventuali candidati al Cda i propri curricula alla commissione di Vigilanza, come stabilito dal presidente di questo organismo parlamentare Sergio Zavoli.
In assenza di una riforma della legge Gasparri che stabilisce l’attuale metodo di elezione della governance della Rai, l’invio dei curricula – come è già avvenuto in occasione dell’elezione dei membri delle authority su Agcom e Privacy che spettavano a Camera e Senato – rischia però di rivelarsi una pura formalità.
Forse qualche nome del nuovo Cda, secondo una logica di appartenenza ad aree politiche e culturali, verrà scelto tra gli oltre trenta curricula pervenuti, ma non ci sarà alcuna audizione dei candidati o vaglio specifico delle loro autocandidature. Fino a ieri la lista dei curricula non appariva neppure sul sito della commissione di Vigilanza, come chiesto da alcuni dei suoi componenti. Non mancano le proteste delle associazioni escluse da Bersani.
“E’ apprezzabile che il segretario del Pd indichi esponenti della società civile, associazioni per il Cda Rai, ma nel fare i nomi dimentica l’Aiart, la più antica, quella col maggior numero di iscritti, quella col maggior radicamento territoriale. Forse ci dimentica perchè siamo cattolici e, si sa, i cattolici nel Pd non godono di pari dignità”, dichiara ad esempio polemicamente in una nota Luca Borgomeo, presidente dell’associazione Aiart. (Asca)

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