
Gianni Morandi e Adriano Celentano sul palco dell’Ariston
SANREMO (Imperia) – “Cancellare uno schiaffo in faccia alla verità è difficile. Ed è difficile chiedere scusa a se stesso prima che a chiunque altro (nessuno di noi lo aveva preteso) allungando incredibilmente la lista dei presi di mira”.
Il direttore di Avvenire, Marco Tarquinio, con un editoriale dal titolo “Davvero peccato” replica all’intervento di Adriano Celentano, ieri sera al Festival di Sanremo. Un sermone che, questa volta, ha suscitato la reazione del pubblico che non ha esitato a contestare e fischiare il molleggiato.
“Difficile, quasi, come gridare, sperando di essere creduto, che Avvenire e Famiglia Cristiana – commenta Tarquinio – sono fatti da giornalisti che non si curano di Dio e distolgono lo sguardo dalla vita e della morte degli uomini e delle donne del nostro tempo (lui dov’era quando Avvenire chiedeva alla Rai di far parlare quelli che lottano per la vita e si misurano col dolore e la morte?). Ma probabilmente – aggiunge il direttore di Avvenire – è ancora più difficile pensare di poter sostituire un indicativo condito di imperiosa malizia («Avvenire e Famiglia Cristiana devono chiudere definitivamente») con un condizionale ingeneroso e furbetto («andrebbero chiusi se…»)”.
Marco Tarquinio conclude ammonendo che “Non si prendono in giro milioni di persone, non si può pensare di riuscirci, neanche se si canta bene, si ottiene “carta bianca” dalla Rai. Peccato. Davvero peccato”. In un poscritto, il direttore di Avvenire aggiunge: “Insomma, caro Celentano, la delusione resta e s’aggrava. E come s’è capito ieri sera in diretta tv non è solo nostra”.
Nel suo intervento in diretta televisiva dal palco dell’Ariston, Adriano Celentano ha affermato che “ la corporazione dei media si è coalizzata in massa contro di me, neanche avessi fatto un attentato allo Stato. Dal contesto del mio discorso – ha aggiunto – hanno estrapolato una frase cambiando anche il modo dei verbi”.
“Quando dico che Avvenire e Famiglia Cristiana – sostiene Celentano – andrebbero chiusi definitivamente, e ho detto andrebbero, non significa esercitare una forma di censura. Non ho il potere di chiudere un giornale, mentre qualcuno non ha esitato a chiudere qualcosa”.
“Io sono venuto a parlare – ha detto ancora Adriano Celentano – con il popolo sulla vita e sulla morte, sulla straripante fortuna che abbiamo per essere nati e per fantasticare su come e dove sarà il Paradiso. Sono questi i temi che un giornale come Famiglia Cristiana e Avvenire dovrebbero affrontare. Loro parlano di politica del mondo, invece, che della politica di Dio, come Giuda e Gesù. Gesù era un politico, come lo era Giuda per altri fini che voleva sfruttare la potenza del figlio di Dio per i suo fini consumistici e per la sete di potere, quasi come succede oggi”.
Quando dico che Avvenire e Famiglia Cristiana andrebbero chiusi definitivamente, e ho detto andrebbero, non significa esercitare una forma di censura.
Dura la contestazione di Adriano Celentano all’Ariston. Salve di fischi e urla si sono levate dalla platea quando l’artista ha cominciato ad addentrarsi nel suo monologo sulla fede, su Dio e sui giornali cattolici.
“Basta, basta” gli hanno gridato a più riprese.
Celentano, seduto su uno scalino del palco con un bicchiere d’acqua in mano, anche se visibilmente contrariato, non si è scomposto affermando all’indirizzo del pubblico: “Perché mi contesti?”. Poi, dopo aver invitato i sacerdoti a dire qualcosa di diverso dalla predica domenicale in tema di Gesù figlio di Dio, ha concluso: “Adesso potete fischiare…”, dirigendosi verso il pianoforte mentre dalla platea qualcuno continuava a gridargli “predicatore”.
Gli applausi Celentano li ha raggiunti quando, smessi i panni di telepredicatore, ha duettato con Gianni Morandi che poco prima, invece di bacchettarlo si è limitato a dirgli: “Adriano, grazie”. Interpretando un brano del nuovo album di Celentano, Morandi è riuscito a spostare l’attenzione dalle polemiche facendo scattare in piedi il pubblico.
L’abbraccio tra i due, con qualche parola sussurrata all’orecchio, ha salutato il molleggiato, mentre Morandi, rimasto da solo, concludeva: “Non dimenticherò questi ultimi dieci minuti in cui mi sono tornate nella mente tutte le immagini della mia vita fin da ragazzino quando cercavo di imitare proprio Celentano. Adriano ama Sanremo, la musica, i giornali, Adriano non odia nessuno”.
Calato il sipario sul festival meritatamente vinto da Emma, rimane la delusione per la reiterazione di un monologo senza contraddittorio che, giustamente, ha spinto il pubblico a contestare apertamente un grande artista che, spesso, commette il grave errore di sentirsi al di sopra di tutto e tutti scadendo nell’insulto gratuito e di cattivo gusto.
Lo dice chiaramente anche il presidente della Rai, Paolo Garimberti: “Di cattivo gusto il fatto che Celentano sia tornato ad attaccare i giornali cattolici, totalmente fuori contesto le teleprediche e il modo in cui sono stati toccati argomenti alti che andrebbero toccati in diverso contesto e con ben altro livello intellettuale”.
A sorridere, con Emma, gli ascolti: 14 milioni 456 mila telespettatori, pari al 50.93% di share nella prima parte e 12 milioni 31 mila con con il 68.74% nella seconda.