
Giovanni Tizian
BOLOGNA – La direzione distrettuale antimafia di Bologna ha aperto un’inchiesta sulle minacce ricevute dal giornalista sotto scorta Giovanni Tizian, collaboratore della “Gazzetta di Modena” ed autore di diversi scritti sulle mafie al Nord. Il fascicolo sarebbe nato da un’altra indagine dei magistrati del pool della dda sulla criminalità organizzata.
Sull’origine della minacce non si hanno comunque conferme ufficiali e gli inquirenti mantengono il più stretto riserbo.
“Siamo in una fase talmente delicata – ha spiegato il procuratore capo di Bologna, Roberto Alfonso – che nemmeno Tizian può sapere cosa è accaduto realmente. E’ sorta una situazione di preoccupazione dovuta alla sua attività di cronista. Per questo è stato giusto intervenire con immediatezza ed urgenza così come hanno fatto le autorità di Modena”.
Tizian, oltre a collaborare per la carta stampata e per diversi siti online ha anche pubblicato un libro sulla mafia al Nord dal titolo: “Gotica. ‘Ndrangheta, mafia e camorra oltrepassano la linea”.
“Ha scritto tante cose e qualcuno – ha concluso Alfonso – si è risentito per qualcosa che ha trattato e che lo riguardava”. (Agi)
Tra i tanti messaggi di vicinanza e solidarietà al giovane collega anche quello della Commissione nazionale lavoro autonomo della Fnsi, il sindacato unitario dei giornalisti italiani, che esprime solidarietà e vicinanza al collega freelance Giovanni Tizian che, indagando da Modena sulle infiltrazioni mafiose al Nord, si è visto costretto a vivere sotto scorta della polizia.
La Commissione, aderendo alla campagna di solidarietà “Io mi chiamo Giovanni Tizian” promossa dall’associazione antimafie “daSud”, si dichiara pronta a partecipare ad iniziative in appoggio al collega, e sul tema del fare informazione da precari in contesti a rischio, sottoposti a influenze e minacce della criminalità organizzata.
Va infatti sottolineato che Giovanni Tizian non è solo un giornalista impegnato con riconosciute capacità su temi delicati e pericolosi, ma anche che è un giovane precario senza contratto, pagato come la stragrande maggioranza dei freelance pochi euro a pezzo, senza sicurezza di prospettive professionali, e senza le tutele di cui godono i giornalisti contrattualizzati e i volti famosi delle prime serate tv.
Oggi una sempre maggior parte dell’informazione italiana si basa sul lavoro serio, appassionato e sottopagato di tanti giornalisti freelance e precari. Le cui difficili condizioni di lavoro e di vita però raramente destano interesse; almeno fintantoché un giorno uno di questi non deve vivere sotto scorta, o non gli viene fatta esplodere una bomba davanti a casa (com’è accaduto poche settimane fa alla freelance pugliese Rosaria Malcangi), o magari fino a quando non sopportando più una sopravvivenza sempre precaria si toglie la vita (come ha fatto nel giugno scorso il collega freelance pugliese Pierpaolo Faggiano).
Riteniamo che tutti quanti hanno a cuore la libertà e la dignità del lavoro debbano far sentire sempre la vicinanza ai colleghi per quell’impegno spesso oscuro, tenace, ma anche rischioso, che è il giornalismo ben esercitato.
In questo senso la Commissione lavoro autonomo della Fnsi si sente impegnata, sia nelle iniziative di solidarietà al collega Tizian, che di informazione e dibattito su queste problematiche.