
Vittorio Corradino

Nuccio Anselmo
ENNA – La guerra senza frontiere scoppiata all’interno dell’Ordine dei giornalisti di Sicilia si è, al momento, conclusa con l’azzeramento delle cariche del Consiglio regionale che, comunque, potrebbero non essere sufficienti a scongiurare che il caso finisca in Consiglio nazionale.
Ieri, infatti, si è consumato l’ennesimo atto della vicenda con le dimissioni del presidente Vittorio Corradino, motivate dalla necessità di “consentire al Consiglio di ritrovare unitá e armonia, nel preminente interesse dei giornalisti siciliani”. Pertanto, il Consiglio è stato riconvocato per venerdì prossimo, 30 dicembre, a Palermo, con all’ordine del giorno il rinnovo delle cariche di presidente e segretario.
La vicenda trae origine dal ridimensionamento della maggioranza che aveva eletto Vittorio Corradino alla presidenza, in seguito alle dimissioni del segretario Nuccio Anselmo, messinese della Gazzetta del Sud, transitato sull’altro versante. E così Nuccio Anselmo, assieme a Riccardo Arena, Concetto Mannisi, Giuseppe Lazzaro Danzuso e Filippo Mulè, palermitano del giornale di Sicilia, eletto nuovo segretario, hanno conquistato la maggioranza nel Consiglio siciliano.
Da quel momento é scattata una grande guerriglia contro il presidente Vittorio Corradino. I cinque professionisti avevano chiesto diverse volte la sfiducia del presidente e, soprattutto chiarezza sulla vicenda del consigliere pubblicista Leonardo Romeo, messinese, che, nei giorni scorsi, sarebbe stato – come confermato dell’Ordine di Sicilia – citato in giudizio per falso ideologico.
Anche se il diretto interessato afferma di non aver ricevuto alcuna comunicazione in merito, da parte della magistratura, notizie rilanciate dall’Ansa di Palermo puntano il dito contro questa circostanza giudiziaria diventata la notizia nobile del Consiglio regionale siciliano. Ma, proprio nel corso dei lavori del Consiglio di Sicilia del 16 dicembre scorso si è registrata una raffica di dimissioni. Prima quella del vice presidente Teresa Di Fresco, pubblicista; quindi quella del tesoriere, il pubblicista Salvo Li Castri e, infine, evento inspiegabile, quella del segretario Filippo Mulè che fa parte della maggioranza.
Con un Consiglio dell’Ordine dei giornalisti di Sicilia, di fatto, decapitato nelle sue cariche istituzionali, rimaneva in piedi solo il presidente Vittorio Corradino, nei confronti del quale era stata, però, posta la mozione di sfiducia. Ad alimentare la confusione, la notizia che venerdì prossimo si dovrà procedere al rinnovo delle cariche di presidente e segretario, mentre sono rientrate le annunciate dimissioni del vice presidente e del tesoriere.
Insomma, il “caso” Romeo è diventato occasione di scontro e raffiche di comunicati stampa per disarcionare il presidente Corradino, con i nove consiglieri divisi e impegnati a darsi battaglia al limite dei confini istituzionali. Il Consiglio regionale del 16 dicembre è durato oltre dieci ore con i lavori rimasti ancora aperti.
Alla fine, in modo anomalo, l’ultimo comunicato stampa sempre sul “caso” Romeo: “Il consiglio regionale denuncia il comportamento del consigliere Romeo…”, ma il comunicato stampa non riferiva la vera notizia, ovvero le dimissioni del vice presidente Teresa Di Fresco, del tesoriere Salvo Li Castri e quelle, sorprendenti, del segretario Filippo Mulè.
Insomma, uno scontro istituzionale incredibile che mina la credibilità del Consiglio dell’Ordine di Sicilia.
Pressoché scontato che l’epilogo dell’intera vicenda sarà oggetto di discussione in sede di Consiglio Nazionale dell’Ordine dei giornalisti, non bisogna sottovalutare il serio rischio di commissariamento. La motivazione é evidente: l’impossibilità di garantire il regolare e sereno funzionamento del Consiglio.
Oggi, intanto, la convocazione della seduta “straordinaria e urgente” del 30 dicembre a Palermo, è stata firmata dal segretario dimissionario Filippo Mulè. Una convocazione spedita con una semplice e-mail. Regolare anche questa?