
Camillo Galba

Marco Gardenghi
ROMA – L’elezione della nuova Giunta Esecutiva della Fnsi, avvenuta il 24 febbraio scorso tra fibrillazioni e sorprese, merita una puntualizzazione per sgombrare il campo dalle interpretazioni distorte e fantasiose che ne sono seguite.
L’ANTEFATTO – Il listone nel quale sono confluiti i candidati delle componenti di maggioranza aveva sulla carta la possibilità di ottenere in giunta 9 seggi professionali su 11.
L’accordo raggiunto prevedeva di blindare 8 nomi, chiedendo al nono la disponibilità a dimettersi qualora non si fosse raggiunto il risultato prefissato. “Autonomia e solidarietà”, la componente di maggioranza relativa, aveva ottenuto di indicare quattro candidati, di cui tre blindati.
Nella discussione sulla composizione della quaterna è apparso chiaro sin dall’inizio che, dei tre membri di giunta uscenti di “Autonomia” (Giovanni Rossi, Marco Gardenghi e Guido Besana), l’escluso sarebbe stato Marco Gardenghi a favore del candidato di Stampa romana.
Gelo, accompagnato da qualche battito di dentiera, di fronte alla proposta di Gardenghi di escludere tutti coloro che avevano già completato due mandati in giunta e presentare una squadra completamente rinnovata.
Come presidente dell’Aser (è l’unica associazione di stampa ad avere tutti i componenti dei propri organismi che fanno riferimento ad Autonomia e solidarietà) ho sostenuto che il criterio portante per la scelta dovesse essere la competenza e la disponibilità a lavorare a tempo pieno per il sindacato e che il parametro della territorialità – sponsorizzato da altri – avesse poco senso per l’efficienza della Fnsi.
Pertanto ho ribadito che la terna dei “blindati” dovesse essere composta dai tre membri uscenti – ritenendo imprescindibile per l’Aser la presenza in giunta di Rossi e e Gardenghi – a cui si sarebbe aggiunto il candidato romano. Ho chiesto anche in base a quale criterio l’escluso tra gli uscenti dovesse essere Gardenghi e come mai l’Aser non potesse scegliere il proprio rappresentante in giunta. Nessuna risposta convincente.
Si è quindi proceduto ad una votazione tra i presenti (i collaboratori non sono stati ammessi) dall’esito scontato. Risultato: Gardenghi escluso. Qualcuno ha anche avanzato l’inelegante proposta che Gardenghi facesse il quarto. Proposta giustamente respinta.
IL PROGETTO – Quattro consiglieri nazionali su cinque dell’Emilia Romagna e la delegazione dell’Umbria, guidata dalla presidente Marta Cicci, insoddisfatti e indignati per il trattamento riservato a Gardenghi – padre del contratto Fnsi-Aeranti-Corallo, elemento insostituibile per competenza e disponibilità verso i colleghi – decidono di proporre un modello nuovo per il futuro della Fnsi che tra quattro anni subirà un profondo rinnovamento in quanto presidente e segretario generale non potranno più essere rieletti nei rispettivi incarichi.
Da qui la necessità di tornare a fare sindacato, andando oltre le componenti e formando sul campo, attraverso l’attività nelle associazioni regionali i futuri dirigenti nazionali. Si è convenuto che per dare impulso a questo progetto fosse indispensabile dare un segno forte contro la linea della spartizione territoriale degli incarichi che riportasse Gardenghi in giunta. Fatti due conti, era molto probabile che i nostri 5 voti fossero sufficienti per ottenere un seggio. E’ nata così la lista “Fare sindacato”.
LO SCHIAFFO DI MARCO – “Ragazzi, io non sono uno che sta col culo incollato alla poltrona. Volevo continuare a lavorare per la Fnsi. Come potrei andare avanti con chi mi ha cacciato? Dobbiamo dare una scossa, affermare un nuovo modo di vivere il sindacato. Galba è il candidato ideale: ha acquisito esperienza nei sei anni da presidente dell’Aser, dopo averne fatti altrettanti da vicepresidente, e rappresenta un elemento di novità per la giunta. Il nostro candidato è lui”.
E’ così che è andata, a dispetto di quanto riferito dall’inviato abruzzotto. Ho accettato, non senza imbarazzo, perché non potevo dire di no a un amico che ancora una volta ha dato una lezione di correttezza a tutti.