
Andrea Camporese, presidente dell’Inpgi
BERGAMO – L’inpgi chiude il bilancio 2010 con un avanzo di circa 70 milioni grazie all’efficienza degli investimenti finanziari effettuati. Per la prima volta negli ultimi dieci anni, però, si è avuto un decremento degli iscritti (280 unità in meno).
Non era mai accaduto ed è una negatività che preoccupa. Il patrimonio accantonato è pari a 2,2 miliardi di euro. Il rapporto tra contributi in ingresso e spese in uscita per prestazioni è pari a quasi il 90%. La disoccupazione è aumentata del 15% negli ultimi due anni, la cassa integrazione del 108% in un anno e la solidarietà dell’867%.
Sono i numeri della crisi a cui si aggiunge il totale delle mensilità figurative (6797 mesi, pari a cinque secoli e mezzo). Sull’aumento dei contributi (le aliquote previdenziali) a carico degli editori è in corso un confronto con la Fieg e l’Fnsi e crediamo di giungere ad un accordo entro i prossimi sei mesi. Con un andamento che deve essere prospettico e graduale per non deprimere ulteriormente il mercato. Intendiamo mettere in campo degli sgravi rilevanti per la stabilizzazione, perché l’assunzione a tempo indeterminato non è una bestemmia.
Per quanto riguarda l’aumento dell’età pensionabile delle donne, a partire dal primo gennaio 2015 nel sistema pubblico andranno in pensione a 66 anni. Prima che ci venga imposto un processo del genere dall’esterno, sarebbe bene cercare di salvaguardare le condizioni di favore e le possibilità di uscita che abbiamo (prima tra tutte andare in pensione con 35 anni di contributi), in modo che gli effetti siano meno dirompenti.
Un altro tema che richiede di essere affrontato con urgenza è il cosiddetto “welfare allargato”, il lavoro non dipendente, su cui abbiamo già avviato una discussione con il ministro Maurizio Sacconi. Chiudo dicendo che chi ha perso il lavoro e chi non riesce a trovarlo ci sta guardando con particolare attenzione. Non possiamo metterci a litigare sul nulla, perché abbiamo una grande responsabilità.