Colpo basso del Governo Berlusconi che, dopo la sceneggiata del ripristino, ha dimezzato i fondi

Milleproroghe: scippati 95 milioni all’editoria

Carlo Malinconico

ROMA – Colpo basso ai danni dell’editoria, delle televisioni e delle radio locali. Il governo Berlusconi, per reperire le risorse da destinare al 5 per mille, ha attinto in parte (95 milioni su 400) da questi capitoli riducendo quanto era stato previsto con la legge di stabilità, la vecchia finanziaria.
In particolare, viene dimezzato, da 100 a 50 milioni, il sostegno per il 2011 all’editoria che nella legge di stabilità era stato inserito in attesa dell’attuazione del nuovo regolamento sull’editoria. Ulteriori 45 milioni vengono prelevati dal sostegno all’emittenza televisiva locale e dalle radio nazionali e locali, In pratica viene azzerato quanto con la finanziaria era stato incrementato.
«Apprendo da una notizia Ansa – ha commentato il presidente della Fieg, Carlo Malinconico –  che nel decreto legge “mille proroghe”, approvato oggi dal Consiglio dei ministri, sarebbe stato ridotto da 100 a 50 milioni il contributo per l’editoria previsto dalla legge di stabilità per il 2011 pubblicata ieri nella Gazzetta Ufficiale. Resto attonito e non posso non sottolineare – se la notizia non sarà smentita – che un tale modo di procedere evidenzia l’arbitrarietà di scelte politiche non coerenti e il totale disinteresse per chi amministra aziende in gravi situazioni finanziarie, che vede, nel giro di pochi giorni, mutato il quadro di riferimento finanziario e la stessa bancabilità dei propri bilanci.

La Federazione degli editori di giornali “non si è mai arroccata su posizioni d’indiscriminata difesa dei contributi, ma lamenta che con 50 milioni, anche a volerli sottrarre alla contribuzione diretta, ben si sarebbe potuto avviare un processo riformatore dell’editoria a vantaggio di tutte le aziende, in un’ottica d’incentivazione della produzione e di ripresa dell’occupazione nell’intera filiera. La verità è – e questo intervento ne sarebbe l’ennesima riprova – che non si vogliono affrontare i problemi del settore in un quadro di ripresa industriale dello stesso e di predisposizione di servizi pubblici efficienti alle imprese: in altri termini, è il vuoto politico, aggravato da repentini ripensamenti.
Ora – ha concluso Malinconico – se questo taglio dovesse essere confermato, ritorna di drammatica attualità la richiesta che da anni la Fieg avanza nelle competenti sedi e che ripropone con forza: il Governo almeno adotti responsabilmente criteri più stringenti e selettivi per l’ammissione ai contributi diretti, se ha scelto la strada di ridurli drasticamente, in modo che i contributi vadano solo ad aziende vere e che non valgano ad incentivare forme scorrette di concorrenza a chi i contributi non riceve affatto».

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