ROMA – Le potenzialità di Internet e dei social network per l’informazione che parla di donne e scritta da donne. I nuovi media come strumento che azzera le distanze, geografiche e culturali, e abbatte quelle barriere che oggi ostacolano l’informazione al femminile, piegata da stereotipi che stentano a essere superati. Soprattutto quando in Italia si parla di donne arabe, la cui immagine non riesce a liberarsi dallo stereotipo di donna sottomessa a padri, fratelli, mariti. La seconda e ultima giornata del convegno “Donne e media, giornaliste italiane e arabe a confronto”, organizzato alla Farnesina da Aiwa (Arab Italian Woman Association) in collaborazione con l’Agi (Agenzia Giornalistica Italia), ha avuto come filo conduttore “la generazione web” e ha scattato una fotografia sulle opportunità che corrono sulla Rete, in Italia come in Giordania, Siria, Marocco e Behrein.
A moderare l’incontro e la successiva tavola rotonda è stata la giornalista Lucia Annunziata, che ha subito posto l’accento su uno dei nodi della questione: “Il rapporto donne-new media in Italia forse è molto più in affanno di quanto uno si aspetti”. Non a caso, ha rilevato Donatella Della Ratta, studiosa ed esperta di tv arabe e new-media che dal ‘98 vive tra la Siria e l’Italia, “se è vero che Internet è un universo ‘alla pari’ che azzera ogni differenza di genere, va detto che in Italia non se ne sfruttano a pieno le potenzialità, mentre andare on line è essenziale per costruire un dialogo non mediato, come è invece quello dei media più tradizionali a partire dalla tv”.
Non è un caso che al convegno, i cui interventi saranno messi on line da un portale Agi-Aiwa su cui rilanciare il dialogo e mantenere vivo il confronto, abbia ‘reclutato’ molte delle giornaliste ed esperte di comunicazione arabe presenti alla due giorni di Roma tramite Facebook e Twitter. Tra di loro la giornalista Amira al Husseini, del Bahrein. “Quello del web è un piccolo-grande mondo”, ha sottolineato l’appassionata osservatrice di ogni ‘citizen media’ e tra le prime donne arabe a diventare caporedattrice di una rivista, “e attraverso network come Global Voices Online, in cui lavoro come corrispondente dal Medio Oriente e l’Africa del nord, raccogliamo notizie e immagini dal mondo ancor prima che siano battute dalle agenzie di stampa. Sono i cittadini del mondo a raccontarcele, anche attraverso le foto e i video che ci inviano dai telefonini. Le storie vere sono quelle che arrivano dalle strade e dalle piazze, e non solo dai luoghi di governo e di potere”.
Non è un caso che al convegno, i cui interventi saranno messi on line da un portale Agi-Aiwa su cui rilanciare il dialogo e mantenere vivo il confronto, abbia ‘reclutato’ molte delle giornaliste ed esperte di comunicazione arabe presenti alla due giorni di Roma tramite Facebook e Twitter. Tra di loro la giornalista Amira al Husseini, del Bahrein. “Quello del web è un piccolo-grande mondo”, ha sottolineato l’appassionata osservatrice di ogni ‘citizen media’ e tra le prime donne arabe a diventare caporedattrice di una rivista, “e attraverso network come Global Voices Online, in cui lavoro come corrispondente dal Medio Oriente e l’Africa del nord, raccogliamo notizie e immagini dal mondo ancor prima che siano battute dalle agenzie di stampa. Sono i cittadini del mondo a raccontarcele, anche attraverso le foto e i video che ci inviano dai telefonini. Le storie vere sono quelle che arrivano dalle strade e dalle piazze, e non solo dai luoghi di governo e di potere”.
Anche Nadine Toukan, produttrice cinematografica giordana, è stata cooptata per il convegno sul Web. “Siamo una comunità sempre più numerosa”, ha suggerito Nadine Toukan definendosi una ‘hacker dello status quo, desiderosa di provocare cambiamenti non lineari’. “La questione centrale non sono le distanze, ma le storie”, ha detto dal palco della sala Aldo Moro della Farnesina, “non bisogna dare per scontato che Internet democratizzi il dialogo: le barriere e gli stereotipi si superano con la creatività; anche perché gli stereotipi più diffusi riguardano, anche in Rete, non tanto le donne quanto la dignità umana nel suo complesso. C’è una rivoluzione sulle punta delle nostre dita e dobbiamo approfittarne”.
Di stereotipi ha parlato anche Hanane Harrath, giovanissima giornalista specializzata in politiche del mondo arabo e in sociologia delle religioni. “Il mio lavoro – ha spiegato la giornalista marocchina – mira a smontare le certezze attraverso le quali osserviamo il mondo arabo-musulmano, e ad analizzare la visione essenzialista che normalmente adoperiamo quando pensiamo alle relazioni tra il cosiddetto ‘mondo occidentale’ e il ‘mondo musulmano’. Cerco anche di portare alla luce una storia critica dell’Islam perché sono convinta che abbiamo solo avuto in eredità la storia ortodossa creata dai dotti musulmani a partire dal 15esimo secolo, mentre siamo invece rimasti all’oscuro delle ricerche sul processo che ha trasformato l’Islam in un Libro e poi in una serie di interpretazioni, dal Marocco all’Indonesia, e dal settimo secolo fino al 2010″.
I lavori del convegno, che è proseguito per tutta la mattinata, sono stati chiusi dal sottosegretario agli Esteri, Stefania Craxi, che, dopo aver portato il saluto del governo italiano e il plauso agli organizzatori “per aver organizzato una preziosa iniziativa finalizzata a promuovere la reciproca conoscenza”, si è soffermata a parlare di dialogo euro-mediterraneo e del ruolo di ponte che l’Italia svolge tra l’Europa e i Paesi che si affacciano sul Mare Nostrum. Un’Italia, ha sottolineato il sottosegretario, “che si sente profondamente europea ma che è naturalmente proiettata verso i popoli che vivono al di là del bacino del Mediterraneo” e che “non smette di guardare alla sponda sud come a una opportunità di sviluppo politico, economico e culturale”.
Il prossimo appuntamento di dialogo e confronto personale (quello on line continuerà nei prossimi giorni, settimane, mesi), assicurano le protagoniste di queste giornate, sarà in una città dell’altra sponda del Mediterraneo.
Di stereotipi ha parlato anche Hanane Harrath, giovanissima giornalista specializzata in politiche del mondo arabo e in sociologia delle religioni. “Il mio lavoro – ha spiegato la giornalista marocchina – mira a smontare le certezze attraverso le quali osserviamo il mondo arabo-musulmano, e ad analizzare la visione essenzialista che normalmente adoperiamo quando pensiamo alle relazioni tra il cosiddetto ‘mondo occidentale’ e il ‘mondo musulmano’. Cerco anche di portare alla luce una storia critica dell’Islam perché sono convinta che abbiamo solo avuto in eredità la storia ortodossa creata dai dotti musulmani a partire dal 15esimo secolo, mentre siamo invece rimasti all’oscuro delle ricerche sul processo che ha trasformato l’Islam in un Libro e poi in una serie di interpretazioni, dal Marocco all’Indonesia, e dal settimo secolo fino al 2010″.
I lavori del convegno, che è proseguito per tutta la mattinata, sono stati chiusi dal sottosegretario agli Esteri, Stefania Craxi, che, dopo aver portato il saluto del governo italiano e il plauso agli organizzatori “per aver organizzato una preziosa iniziativa finalizzata a promuovere la reciproca conoscenza”, si è soffermata a parlare di dialogo euro-mediterraneo e del ruolo di ponte che l’Italia svolge tra l’Europa e i Paesi che si affacciano sul Mare Nostrum. Un’Italia, ha sottolineato il sottosegretario, “che si sente profondamente europea ma che è naturalmente proiettata verso i popoli che vivono al di là del bacino del Mediterraneo” e che “non smette di guardare alla sponda sud come a una opportunità di sviluppo politico, economico e culturale”.
Il prossimo appuntamento di dialogo e confronto personale (quello on line continuerà nei prossimi giorni, settimane, mesi), assicurano le protagoniste di queste giornate, sarà in una città dell’altra sponda del Mediterraneo.