Il procuratore capo di Reggio Calabria, Cafiero de Raho: “Chi sostiene il cono d’ombra è complice della ’ndrangheta”

Quarto fascicolo sugli “inchini” ai boss in Calabria

Federico Cafiero de Raho

Oppido Mamertina: l’inchino dei portatori della Vara davanti alla casa del boss

RIZZICONI (Reggio Calabria) – “Qualcosa non è andato per il verso giusto in quel 9 novembre del 2013. O forse quell’omaggio al vecchio patriarca di Rizziconi, Teodoro Crea alias “u toru”, era diventato talmente una tradizione da anni che nessuno ormai ci faceva più caso. Autorità locali comprese. E per questo motivo la Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria e la polizia hanno deciso di vederci chiaro sulla processione di San Teodoro Martire dello scorso anno”.
Lo scrive il giornalista Michele Inserra su “Il Quotidiano” sottolineando che “sull’uso strumentale della religione per rafforzare il consenso della ’ndrangheta si è deciso di scavare a fondo”. Nelle scorse settimane, infatti, il procuratore capo della Repubblica presso il Tribunale di Reggio Calabria, Federico Cafiero de Raho, era stato chiaro: “I cittadini ormai non fanno più caso a quanto avviene nelle processioni perché si è sempre fatto così ma si deve far capire che ora non si fa più così”.
Quello di Rizziconi è il quarto fascicolo aperto sulle processioni da parte della Procura reggina dopo i casi di Oppido Mamertina, San Procopio e Scido. “Ogni episodio accaduto in uno qualsiasi dei comuni della provincia e segnalato dalle forze dell’ordine – ha spiegato Cafiero de Raho – sarà verificato e valutato. Si tratta di fatti gravi sui quali non intendiamo transigere”.
Secondo il procuratore “i casi di Oppido Mamertina, Scido e San Procopio mettono, infatti, in luce “un’occupazione del territorio da parte delle cosche, al punto da occupare anche la libertà degli individui e violare i più elementari principi. Questi tre episodi sono esempi di un condizionamento mafioso elevatissimo”.
“Un fascicolo per ogni paese perché – ha spiegato Federico Cafiero de Raho – nonostante si tratti di centri della stessa area geografica, ogni paese ha il suo clan. Mentre ad Oppido i fatti sono acclarati e documentati, per gli altri due casi si sta provvedendo alle opportune verifiche”. Da ricordare che il procuratore di Reggio Calabria ha rivolto “il pensiero e il plauso verso quelli organi di stampa liberi che danno risalto e fanno uscire fuori dal guscio episodi di inaudita gravità. Se tv e giornali nazionali sono intervenuti è perchè la Calabria è fortemente intrisa dalla volontà della ’ndrangheta. Chi continua a mantenere questa cappa sulla Calabria, chi sostiene questo cono d’ombra sull’informazione reggina e calabrese anche se non è affiliato si rende indirettamente complice della ‘ndrangheta”.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *