REGGIO CALABRIA – Un nuovo, inquietante, episodio vede protagonista Michele Inserra, caposervizio della redazione di Reggio Calabria de “Il Quotidiano della Calabria”, a cui si deve, negli ultimi tempi, una serie di servizi sull’inchiesta giudiziaria che coinvolge l’ex vicesindaco di Reggio, attuale consigliere regionale della Calabria e candidato alla presidenza della Regione, Demetrio Naccari Carlizzi (Pd), insieme alla moglie, Valeria Falcomatà, vincitrice di un concorso per il posto di dirigente medico di primo livello nell’Unità di Dermatologia degli ospedali Riuniti di Reggio Calabria.
Pesante è soprattutto una frase – anche se il discorso recuperato dalle intercettazioni telefoniche del giugno 2012 è lungo e denso di passaggi con altrettanto “peso” – pronunciata da Naccari Carlizzi, riferendosi al giornalista del Quotidiano: “… Si venderà gli organi, si venderà… si venderà un piede, hai capito? Lui sa perché si venderà la casa, ammesso che ce l’abbia…”. Parole che l’esponente Pd scandisce in una telefonata con il suo legale, e deputato dello stesso partito, Demetrio Battaglia, manifestandogli l’intenzione di querelare il giornalista, al quale, dunque, a suo dire, non resterebbe che “vendersi gli organi o la casa”.
Destinatario delle attenzioni di Naccari Carlizzi è, appunto, Michele Inserra, che ha dedicato numerose pagine (un titolo su tutti: “Il posto è mio e lo devo vincere”) sul Quotidiano all’inchiesta giudiziaria volta a chiarire i contorni del concorso pubblico agli Ospedali Riuniti di Reggio Calabria che ha visto, appunto, prevalere la moglie.
Solidarietà a Michele Inserra, già vittima, di recente, di intimidazioni (il parabrezza dell’auto sfondato a sprangate, la borsa con dentro il computer rubata dal sedile, episodi e danni che il giornalista ha denunciato alle forze dell’ordine) viene espressa dal vicesegretario della Federazione nazionale della stampa e segretario del Sindacato Giornalisti della Calabria, Carlo Parisi, che stigmatizza “una violenza inaccettabile, in entrambe le forme, quella materiale e quella verbale: non è possibile che si continui a pensare di far tacere un giornalista con le minacce e con le azioni criminali”.
“Michele Inserra – incalza Parisi – altro non fa che il cronista e, a quanto pare, lo fa bene, se le sue inchieste suscitano un tale clamore. Fare il cronista nel nostro Paese non può, però, voler dire essere costantemente esposto alle angherie e alle minacce, più e meno manifeste, di un qualsivoglia ‘potere’, sia esso politico o, peggio, di matrice criminale. Al collega Inserra ribadisco, dunque, la piena vicinanza del Sindacato giornalisti, che continuerà a sostenere lui e quanti, al suo pari, proseguiranno nel loro lavoro con tenacia e schiena dritta, denunciando a chi di dovere ogni tentativo di sopraffazione, che non può sortire altro effetto, se non la vergogna”.