
La fotografia di Adriano Gamberini scelta come proprio simbolo da Amnesty International
PESARO (Pesaro-Urbino) – Non è la prima volta che una fotografia di Adriano Gamberini viene scelta per fare il giro del mondo. Del resto, è dal mondo, specie da quegli angoli meno fortunati, eppure più ricchi di umanità e colore, che provengono gli scatti del fotoreporter pesarese.
Una foto fatta in Etiopia da “Gamberini da Pesaro” – il ‘blasone’ glielo affibbiò qualche anno fa nientemeno che il Premio Nobel Dario Fo – è stata, infatti, selezionata da Amnesty International per diventare il simbolo dell’Associazione e realizzare la nuova tessera targata 2014.
Un’immagine struggente, il volto di una bellissima ragazza etiope aldilà di un filo spinato, che Gamberini immortalò nel 2006. “Una foto che amo molto – ammette Adriano Gamberini – e a cui sono particolarmente affezionato. Sono felice che Amnesty abbia scelto proprio questa”.
A dire il vero, Amnesty conosceva già il fotografo marchigiano: nel 2011 tre scatti di Gamberini da Pesaro divennero altrettanti mesi nel calendario dell’Associazione.
- Adriano Gamberini con Dario Fo
Un legame, in effetti, predestinato, quello tra il fotoreporter originario di Sant’Angelo in Vado, sulle colline de “La Provincia Bella” – è il titolo di un volume fotografico realizzato dall’amministrazione provinciale di Pesaro e Urbino con tanti scatti di Gamberini – e un’organizzazione del calibro di Amnesty che si batte per difendere i diritti, primo tra tutti quello della vita, degli uomini, delle donne, dei bambini da un capo all’altro del mondo.
Per capirlo, basterebbe sfogliare qualche pagina di “Altro Mondo”, il catalogo figlio dell’omonima mostra, il cui nastro fu tagliato, nel 2007 a Pesaro, proprio da Fo. Che si innamorò dei lavori di Gamberini e lo lasciò scritto, nero su bianco.
“Adriano Gamberini è qualcosa di più di un fotografo: è lo scopritore – scrive Dario Fo – di immagini stupefacenti. Non porta con sé particolari apparecchiature, né riflettori, né lampi, né trasformatori di luci… Insomma degli effetti speciali non sa che farsene, gli basta la sua camera. Nel suo produrre immagini non c’è nulla di accidentale. Nulla viene dal caso. Ogni foto è calcolata e proiettata dal suo cervello.
Per Gamberini da Pesaro la fotografia non è solo un’arte, ma di più: è scienza! Calcolato è lo scorcio, il taglio della luce che si proietta striata di riflessi. I personaggi, donne, uomini e bimbi non stanno in posa, spuntano dal buio disegnati da un filo continuo di sole. La geometria proiettata è la costante di ogni sua foto”.
Le foto di Adriano Gamberini – ha collaborato, negli anni, con Gente Viaggi, Fotografare, Lo Specchio-La Stampa e ha realizzato reportage per Dove, Qui Touring e Bell’Italia – sono, insomma, “frammenti di umanità – fa fatica a descrivere le sue ‘creature’, questo fotoreporter che i (meritati) successi non hanno spogliato di una dote sempre più rara, l’umiltà – . Nelle mie foto – spiega – cerco di mettere in evidenza la dignità e la personalità dell’uomo che ho davanti; a volte la sua identità è più scoperta, senza sovrastrutture, a volte ottengo la sua complicità o la sua curiosità”.
“La fotografia – confida Gamberini da Pesaro – mi permette di testimoniare la cultura,di entrare nell’ambiente dell’uomo e dialogare con lui,è una sorta di comunicazione affettiva: il soggetto fotografato non è in posa per un ritratto asettico o di carattere documentario, ma parla con me, partecipa al mio modo di sentire, esprime amicizia”.
Nicoletta Giorgetti