Nel rapporto annuale di “Reporters sans frontieres” 71 omicidi rispetto agli 88 del 2012. Rapimenti da 38 a 87

Il 2013 dei giornalisti: meno uccisi, ma più rapiti

PARIGI (Francia) –  Sono stati 71 i giornalisti uccisi nel 2013 nell’esercizio della loro professione, cifra in calo rispetto al 2012, ma il bilancio annuale del rapporto di “Reporters sans frontieres” vede anche una preoccupante impennata dei rapimenti. Nel 2012 erano stati 88 i giornalisti uccisi, nel 2013 il calo è stato del 20%.
“La Siria, la Somalia e il Pakistan – si legge nel rapporto – si confermano fra i cinque paesi costati il maggior numero di vite alla professione”. Fra i giornalisti uccisi, quattro su 10 lo sono stati nel corso di conflitti.
Forte l’aumento dei giornalisti rapiti, 87 contro i 38 del 2012: “La stragrande maggioranza dei casi registrati riguarda il Medio Oriente e l’Africa settentrionale (71), seguiti dall’Africa sub-sahariana (11)”. Soltanto in Siria sono stati 49 i sequestrati, 14 in Libia.
Inoltre, sottolinea Rsf, “almeno 178 giornalisti sono in carcere” nel mondo. I paesi più responsabili di questo trattamento risultano essere Cina, Eritrea, Turchia, Iran e Siria, come nel 2012.
Quanto alla Turchia, malgrado un certo calo, ha conservato la maglia nera mondiale di paese con il maggior numero di giornalisti in carcere, rileva il Comitato Internazionale per la Protezione dei Giornalisti (Cpj) citato da Hurriyet online.
Al primo dicembre 2013, secondo il Cpj, rimanevano in detenzione almeno 40 giornalisti – contro 61 nell’ottobre 2012 – più che in Iran, Cina o Eritrea.
“Dal fallimento della riforma della sua legislazione alla repressione dei giornalisti durante le proteste di Gezi Park – rileva il Cpj – la Turchia è diventata sempre più repressiva ,nonostante il calo del numero dei cronisti dietro le sbarre” rileva il Cpj. (Ansamed).

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