
Giorgio Mulè
ROMA – Cento giorni per cambiare la legge riguardo al carcere per reati di opinione. Cento giorni per far sì che “questo Paese potrà compiere un grande balzo verso la civiltà. Cento giorni a partire dal 30 maggio, un conto alla rovescia, da rendere pubblico su giornali e online, per dimostrare ai lettori, ai cittadini, quanto è stato o non è stato fatto.
E’ “l’invito” che il direttore di Panorama, Giorgio Mulè, rivolge a tutti i direttori di testate giornalistiche, dopo la condanna per diffamazione al settimanale da parte del procuratore capo Francesco Messineo. I cento giorni si riferiscono al tempo che ci vuole, nel caso Mulè rinunciasse all’Appello, per scrivere le motivazioni del verdetto, ci sarebbe infatti l’esecuzione iommediata della pena.
“Con l’eccezione dei rappresentati del Movimento 5 Stelle e di Sel di Nichi Vendola – scrive Mulè – i parlamentari di tutti gli altri partiti hanno espresso solidarietà a Panorama”, “unita alla necessità di riformare la legge. Bene: ci sono più di tre mesi di tempo – sottolinea Mulè – affinché questa maggioranza trasversale dia un segnale concreto per porre fine a questa vergogna tutta e solo italiana. Si metta mano alla normativa sulla diffamazione”, perché da destra e sinistra “sono tutti d’accordo sul principio che non può essere comminato il carcere per reati di opinione”.
“E’ una battaglia di civiltà” non per “interesse personale o di corporazione ma per difendere il bene superiore della libertà di espressione che non può conoscere alcuna restrizione”. I fatti sono noti: il 21 maggio scorso scorso il tribunale di Milano ha condannato per diffamazione a un anno di reclusione un giornalista e un collaboratore di Panorama; il direttore di Panorama a otto mesi di reclusione per omesso controllo. Nel caso del giornalista e del direttore, il giudice ha ritenuto di non concedere la sospensione della pena.
Il processo (tutti gli atti sono disponibili sul sito www.panorama.it) aveva per oggetto la presunta diffamazione di un magistrato per un articolo pubblicato da Panorama: “nessuna accusa di falsità è stata mossa agli autori dell’articolo e lascio – si rivolge ai colleghi Mulè – al tuo libero giudizio valutare se le espressioni contestate abbiano travalicato il diritto di critica e di opinione che trovano nell’articolo 21 della nostra Costituzione la loro sacra protezione”.
Il direttore di Panorama, nel suo editoriale, che sarà pubblicato domani sul settimanale, ricorda come non sia la prima volta: “Nel 2000, cioè 13 anni fa, una tempesta giudiziaria si abbattè sulla nostra redazione: altre condanne, altro carcere.
Il direttore dell’epoca Nini Briglia (che è stato fra i miei maestri) decise di inviare una lettera ai presidenti di Camera e Senato e a tutti i parlamentari”. Lettera (riproposta dallo stesso Mulè) che dimostra come in tutti questi anni non sia cambiato assolutamente nulla. E’ una materia che da oltre vent’anni “è oggetto di un logorante dibattito che conosce momenti di grande visibilità solo quando un giornalista (vedi i casi Jannuzzi e Sallusti)”.
In cento giorni si può fare molto. “In 100 giorni è possibile riformare la legge, basterebbe cominciare dalla cancellazione dell’eventualità del carcere per i reati di opinione. Lo schieramento trasversale che ha manifestato solidarietà dopo il caso di Panorama ha i numeri in Parlamento per farlo”. “Vediamo – conclude Mulè – se stavolta ne sarà capace”. (Agi)