Il Presidente della Repubblica (88 anni a giugno) raccoglie 738 voti, Stefano Rodotà 217. Tumulti davanti a Montecitorio

Il Parlamento ignora la piazza, rieletto Napolitano

Giorgio Napolitano

Stefano Rodotà

ROMA – Giorgio Napolitano è stato rieletto Presidente della Repubblica con 738 voti. Napolitano ha, infatti, accettato la proposta venuta da Pd, Pdl e Scelta civica per una sua conferma al Quirinale. A Stefano Rodotà sono andate 217 preferenze; 8 a Sergio De Caprio; 4 a Massimo D’Alema, 2 a Romano Prodi. I voti dispersi sono stati 6; le schede bianche 10, le nulle 12. Presenti e votanti 997.
L’aula di Montecitorio ha salutato con un fragoroso e lungo applauso l’avvenuta rielezione: tutti in piedi, con la vistosa eccezione dei parlamentari del Movimento 5 Stelle, che sono rimasti seduti e si sono alzati solo al momento della proclamazione (rimanendo solo pochi di loro seduti) ma senza unirsi all’applauso, per il resto corale, dell’assemblea.
Mentre in piazza Montecitorio si sono levati cori e fischi da parte della folla raccolta per sostenere Stefano Rodotà. La gente ha urlato “vergogna, vergogna” e subito dopo ha attaccato con un “buffoni, buffoni” e “tutti a casa”. Ci sono stati anche momenti di tensione quando alcuni manifestanti hanno prima chiesto e poi tentato di scavalcare le transenne. Le forze dell’ordine li hanno fermati evitando che oltrepassassero le barriere.
“Giorgio Napolitano conferma ancora una volta di essere un grande servitore dello Stato e un grande italiano. Buon lavoro presidente!”, ha scritto su Twitter il presidente del Senato, Pietro Grasso. “Gli faccio veramente i miei migliori auguri” ha commentato con i cronisti Romano Prodi, rientrando a casa a Bologna. E a chi gli chiedeva un commento circa il voto di ieri sulla sua candidatura al Colle, Prodi ha risposto: “Preoccupato lo sono da molto tempo, ma non c’è nessuna delusione, c’è molta serenità, si torna a casa”. “Risultato eccellente, grazie Napolitano” le parole di Pier Luigi Bersani. Soddisfatto per la rielezione Silvio Berlusconi.
Il capo dello Stato in carica ha sciolto la riserva poco prima della sesta votazione. “Nella consapevolezza delle ragioni che mi sono state rappresentate, e nel rispetto delle personalità finora sottopostesi al voto per l’elezione del nuovo Capo dello Stato, ritengo di dover offrire la disponibilità che mi è stata richiesta”, ha affermato Napolitano.
“Mi muove in questo momento il sentimento di non potermi sottrarre a un’assunzione di responsabilità verso la nazione, confidando che vi corrisponda una analoga collettiva assunzione di responsabilità”, ha sottolineato il capo dello Stato. “Naturalmente, nei colloqui di questa mattina – ha poi precisato – non si è discusso di argomenti estranei al tema dell’elezione del presidente della Repubblica”.
Il capo dello Stato ha ricevuto, questa mattina, al Quirinale Pierluigi Bersani, Silvio Berlusconi, Mario Monti, Roberto Maroni e una delegazione della Conferenza dei presidenti delle Regioni guidata da Vasco Errani.
“Da tutti gli interlocutori – spiegava una nota diffusa dal Quirinale – è stata espressa la convinzione che, nella grave situazione venutasi a determinare col succedersi delle votazioni per l’elezione del nuovo capo dello Stato, sia altamente necessario e urgente che il Parlamento in seduta comune possa dar luogo a una manifestazione di unità e coesione nazionale attraverso la rielezione del presidente Napolitano. Gli si è rivolto perciò un caldo appello a riconsiderare in questo quadro le ragioni da lui più volte indicate di indisponibilità a una ricandidatura”.
Napolitano giurerà e pronuncerà il discorso di insediamento di fronte al Parlamento riunito in seduta comune lunedì prossimo alle 17. Da martedì dovrebbero poi riprendere le consultazioni per arrivare alla formazione del governo.
Quanto al futuro esecutivo, sembrano essere in discesa le quotazioni di Giuliano Amato premier. Oltre al veto della Lega (“Mai con chi ha tolto i soldi alla gente”, ha avvertito Umberto Bossi), ci sarebbero forti resistenze anche nel Pd. Nelle ultime ore prende quota l’ipotesi di un governo guidato da Enrico Letta, gradito anche al Pdl. Almeno a quella parte di parlamentari azzurri che spinge per una grande coalizione e non vuole andare al voto. Per ora si tratta solo di voci non confermate che Letta liquida come “due bischerate”.
In un’intervista a “la Repubblica”, Stefano Rodotà, sostenuto dal M5S e da Sel, ha rimproverato ai democratici “un silenzio inspiegabile”, sottolineando: “Sono stato scelto dal web e non da Beppe”. “Mi conoscono da una vita e neanche una telefonata. Sono molto irritato. Ho lavorato tanti anni con quelle persone. Quando faceva comodo mi cercavano parecchio. La mia candidatura – aggiunge – girava in rete da mesi con sottoscrizioni, firme e appelli. Non è l’invenzione dei 5 Stelle”.
“Ho letto dichiarazioni ipocrite da parte del Pd. Non hanno mai parlato con me della mia candidatura. Eppure, il mio numero ce l’hanno. Se c’è stato qualcosa cui i parlamentari del Movimento 5 Stelle hanno tenuto molto in questi giorni, è proprio dire che la mia non era una scelta interna, che non apparteneva alla loro parte politica. E’ aperta a tutti. Lo hanno spiegato più volte e molto bene. Per questo non l’ho sottolineato”, rileva Rodotà.
“Sono un signore che loro conoscono bene da alcuni anni. Esistono molti strumenti oggi per tenersi in contatto: telefono, sms, e-mail. Se volevano un chiarimento perché non li hanno usati? La mia candidatura girava in rete da mesi. Non è stata certo un’invenzione dei grillini. Girava, era stata molto appoggiata e questo ha determinato poi la reazione della rete”, conclude Rodotà. (Adnkronos)
Se Beppe Grillo invita alla “mobilitazione popolare”, invitando “milioni di italiani in piazza” contro quello che lui definisce “un colpo di Stato in atto, pur di impedire un cambiamento”, Stefano Rodotà replica di essere “contrario a qualsiasi marcia su Roma”. “Diamo un saluto al rinnovato presidente della Repubblica” dice, invece, l’ex parlamentare e presidente dell’Autorità garante per la protezione dei dati personali, al Teatro Petruzzelli di Bari  nel corso dell’incontro organizzato dal quotidiano “la Repubblica”. (Ansa)

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