In una direttiva online il partito comunista cinese fornisce linee guida a segretari e stampa. E Google fa autocensura

Cina: “veline” del partito contro lo sciopero dei giornalisti

I giornalisti del “Southern Weekly” in sciopero contro le censure del partito

SHANGHAI (Cina) – Il partito comunista cinese corre ai ripari contro lo sciopero dei giornalisti del “Southern Weekly”, il giornale di Guangzhou (Canton) obbligato ad inserire un editoriale pro partito. In una direttiva, che sta girando sulla rete, inviata ieri dall’ufficio centrale della propaganda del partito comunista a segretari di partito e giornalisti, si forniscono tre linee direttrici per gestire la questione.
Innanzitutto si chiarisce che la faccenda è sotto controllo da parte delle autorità e dei vertici del partito. Inoltre, si precisa che Tuo Zhen, in capo della propaganda del Guangdong (provincia della quale Guangzhou è capoluogo e che è stato indicato come colui che ha obbligato il giornale a cambiare l’editoriale), non c’entra nulla con la faccenda in questione.
Infine, la responsabilità complessiva è da attribuirsi a “forze esterne ostili che stanno interferendo con la questione del Southern Weekly”.
Da ieri, i messaggi di sostegno alla protesta dei giornalisti del giornale di Guangzhou, vengono cancellati dalla rete. Per questo la direttiva proibisce a direttori e giornalisti di esprimere sostegno sulla rete alla protesta, chiedendo al contrario, di diffondere e sostenere un editoriale apparso oggi sul Global Times.
Alla fine anche Google ha capitolato e ha rimosso da ieri dal suo motore di ricerca in Cina la funzione che avvertiva che la parola che si stava cercando poteva essere sensibile per la Cina e quindi la ricerca veniva bloccata. Lo scrivono i media cinesi.
La decisione della società di Mountain View di interrompere il servizio, che aiutava gli internauti contro la censura, sarebbe nata alla fine di un lungo e tormentato braccio di ferro con le autorità cinesi, cominciato lo scorso giugno. E la mossa di Google non è piaciuta agli internauti: sul web cinese sono molti i messaggi contro Google, che ha perso “la reputazione come avversatore della censura”, accettando una autocensura.
La “guerra” tra Google e la grande muraglia di fuoco, il sistema cinese di censura su internet, non è recente e spinse il gigante informatico a spostare i suoi server a Hong Kong nel 2010. Nonostante questo, spesso sia Google che i sevizi di posta elettronica “gmail” risultano bloccati in Cina. (Ansa)

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