
Luigi Gubitosi e Anna Maria Tarantola, dg e presidente della Rai
ROMA – Pioggia di domande da parte di deputati e senatori della commissione parlamentare di Vigilanza sul Servizio pubblico – dal prossimo Festival di Sanremo alle scelte politiche della linea editoriale – nei confronti di Anna Maria Tarantola e Luigi Gubitosi, rispettivamente presidente e direttore generale della Rai, nella loro prima audizione, iniziata ieri alle 14 e terminata alle 16,15.
A replicare a parte dei quesiti ci pensa soprattutto Gubitosi, mentre era stata Tarantola a introdurre con un breve intervento l’audizione. Più approfondite repliche arriveranno scritte e in altre audizioni.
“Siamo la prima azienda culturale del paese. Voglio subito chiarire che i rapporti tra noi e la commissione di Vigilanza saranno improntati a collaborazione e trasparenza che sono un atto dovuto. Ho l’impressione che la Rai abbia perso il suo rapporto di fiducia con i cittadini, che non è più quello degli ‘50 e ‘60”, dice in apertura Tarantola.
Il presidente del Servizio pubblico va subito al sodo: “Dobbiamo capire qual è la Rai su cui dobbiamo agire. Del resto il problema del rinnovamento dei servizi pubblici è questione europea. Il Servizio pubblico deve intrattenere, divertire, informare: le tre cose devono essere fatte bene con un’azienda efficace”.
“Abbiamo trovato un’azienda vecchia: solo 10 dirigenti hanno meno di quarant’anni, solo 50 dipendenti hanno meno di trent’anni. La Rai ha grandi potenzialità, ma non ha affrontato finora i suoi problemi strutturali. Stiamo cercando di programmare i nostri lavori nei prossimi tre anni. Non faremo tagli lineari perché non servono in una azienda come la nostra e non premiano”, dice Gubitosi in apertura.
Segue una battuta efficace sui problemi dei manager politicamente etichettati: “L’ho già dichiarato una volta: se dovessi fare fuori tutti coloro che hanno nomine politiche, rimarrei da solo. Preferisco operare dei cambiamenti in base a tre principi: competenza, merito ed etica. Se qualcuno opera così, non capisco perché dovremmo cambiarlo. Cercheremo di ignorare le provenienze politiche”.
Il direttore generale prosegue spiegando di aver detto ai direttori Rai di “non accettare pressioni esterne e dai consiglieri di amministrazione, se qualcuno le riceve mi deve avvertire”. Gubitosi precisa: “Quando accettai l’incarico propostomi da Monti, lo avvertii che avrei scontentato tutti nello stesso modo. I consiglieri di amministrazione devono evitare di esercitare qualsiasi tipo di pressione. Se serve loro qualcosa, possono chiedere a me”.
Spinosa, come sempre, la questione delle nomine. “Ne parleremo a tempo debito. E’ sbagliato discuterne ora. Sul direttore Tg1 – annota Gubitosi – non abbiamo idee, anche perché il suo contratto scade il prossimo 31 dicembre. La linea che stiamo adottando è quella di non rinnovare contratti di collaborazione a chi va in pensione. Abbiamo un’azienda di 15 mila persone da usare meglio”.
Arriva la replica sul problema dei compensi alle star e del Festival di Sanremo: “I compensi alle star stanno scendendo, ma non li renderemo pubblici per non dare un vantaggio alla concorrenza. Se ci fosse una regola che vale per tutti, faremmo altrimenti. Ho conosciuto recentemente Fabio Fazio, che non è stato scelto da noi per Sanremo: la sua conduzione andrà sicuramente bene e faremo di tutto per garantire come sempre il massimo di pluralismo”.
Il direttore generale prende anche un impegno: “Se dureremo tre anni, vi lasceremo una Rai digitalizzata. Inizieremo con il Tg2, che a fine anno sarà digitalizzato”.
Tra le questioni affrontate, anche la riduzione delle troupe (”Spese inutili a volte con la moltiplicazione delle troupe, neppure della Rai, che filmano le stesse cose”) e le sedi all’estero (Gubitosi parla di sinergie con altre forze, per esempio con l’Istituto per il commercio estero).
Il direttore generale termina annunciando che la prossima settimana avrà un incontro con i sindacati: “Abbiamo un contratto scaduto, abbiamo figure professionali nuove. C’è il problema del precariato. Ma in questo periodo ho verificato che il senso di appartenenza all’azienda è alto. Il rapporto con i colleghi è incoraggiante”.
Sergio Zavoli, presidente della Vigilanza, aveva detto nell’introdurre l’audizione di oggi: “Urge, prima di qualunque altro impegno, mettere in atto la necessità fattasi urgente (ed esigente) di dare una svolta risoluta a una situazione economica-finanziaria, che ha largamente e profondamente condizionato l’identità del Servizio pubblico, unitamente a una serie di interventi strutturali, e persino radicali, negli ambiti organizzativi e nelle pratiche operative del più grande laboratorio civile e culturale della nazione”.
Il confronto tra Vigilanza, direttore generale e presidente della Rai è appena iniziato.