CASO SALLUSTI - La remissione di querela non cancella la questione di inciviltà giuridica del nostro ordinamento

Cancellare la pena detentiva per i reati di opinione

Franco Siddi, segretario generale Fnsi

ROMA – L’eventuale remissione di querela, dietro indennizzo in sede extragiudiziale a favore del magistrato che lo ha denunciato e ne ha ottenuto una condanna a pena detentiva, da parte del direttore de “Il Giornale”, Alessandro Sallusti, non cancella la questione di inciviltà giuridica del nostro ordinamento. Tali sono le norme che puniscono con la galera i reati d’opinione. Sono da cancellare. Al più presto.
La mostruosità della condanna a Sallusti è aggravata dal fatto che viene punito non per aver scritto, ma per la responsabilità oggettiva dell’omesso controllo su un testo e le opinioni scritte da un altro collega.
Si evidenziano, così, gli effetti di una doppia intimidazione, che in entrambi spinge verso illiberali forme di censura: del direttore verso i giornalisti della testata che dirige sui quali dovrebbe imporre di tacere su determinati fatti  e impedire commenti frutto della libertà di pensiero e di opinione a rischio di querela: un messaggio autoritario contro l’autonomia professionale; un avviso ad adeguarsi al silenzio a molti giornalisti impegnati a riportare fatti di pubblico interesse e alimentare dibattito pubblico con le proprie idee.
Si fanno tanti decreti e leggi “emozionali” a tamburo battente su vicende nient’affatto essenziali. Su materie come queste, che attengono ai principi fondamentali delle sane democrazie c’è, a questo punto, più di un motivo d’urgenza per depenalizzare la diffamazione e cancellare i reati d’opinione. Servono norme liberali e di una giustizia giusta.
La trattativa tra gli avvocati delle parti in causa nella vicenda Sallusti per una remissione di querela chiuderebbero la vicenda in questione prima del giudizio della Cassazione, ma non può risolvere la questione di fondo che suscitato (come già in passato per il caso Iannuzzi) l’attenzione del Quirinale ma non ripara nessuno da altri possibili disastri.
Se le norme non cambiano, ci sarà sempre un’inaccettabile discrezionalità dei tribunali ad infliggere la pena detentiva per i reati d’opinione. E, su altro versante, presunte o vere parti lese, potendo contare su questa possibilità, potrebbero dar vita a un sistema insano per censure preventive o preventivi risarcimenti.
La minaccia di portare il libero giornalista davanti a un tribunale che, con le norme vigenti, potrebbe finire in galera sarebbe una forma di ricatto, non tollerabile in un paese civile. C’è chi si lamenta per casi di informazione non corretta o dolosamente diffamatoria.
Con la stessa legge che cancelli i reati d’opinione, si stabilisca in modo chiaro che i giornali debbono dare conto di errori o abbagli non appena vengono alla luce ovvero documentati, anche se con atti certi da parti interessate. La materia sia, comunque, sottratta ai tribunali penali e affidata a un Giurì indipendente per la lealtà e la correttezza dell’informazione.
Non condividere le idee di Sallusti è legittimo, contrastarle con altre è esercizio intellettuale e democratico corretto, impedirne la circolazione o considerarle motivo di privazione della libertà personale mostruosità sconvolgente contro cui è giusto ribellarsi e chi ne ha la responsabilità deve rispondere facendo subito leggi giuste che servono per la libera convivenza e per non aggiungere un deficit ulteriore di democrazia ai tanti deficit di cui soffre il nostro Paese.

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