MOSCA (Russia) – Quattro nuove norme al vaglio del Parlamento e già per i difensori dei diritti è stretta sulla libertà di parola in Russia.
La Duma, la camera bassa, ha approvato oggi una legge che mira a limitare l’accesso degli utenti internet alle informazioni illegali che sulla carta “rappresentano una minaccia per la vita dei bambini, la salute e lo sviluppo”.
Per i legislatori è una norma contro la pedopornografia sul Web, ma già ieri Wikipedia aveva dimostrato tutto il suo dissenso, scioperando e nei fatti oscurando le sue pagine in russo con una lista a lutto.
“Immaginatevi un mondo senza conoscenza libera, aperta a tutta l’umanità”, aveva scritto l’enciclopedia virtuale usata in gran parte del mondo, a parte casi come la Cina, dove la censura è particolarmente severa con la Rete. E secondo Wikipedia il Parlamento russo punta proprio – con la norma – a creare una sorta di firewall, come già messo fatto da Pechino, che controlli e blocchi tutti i siti, sospettati di tramare contro la sicurezza dello Stato.
Ma non è l’unico testo che sotto la nuova presidenza di Vladimir Putin (insediatosi lo scorso 7 maggio) sembra destinato a seminare lo sdegno, non solo tra gli appassionati del Web.
Sempre oggi la Camera ha dato il primo ok a una bozza che trasforma in reato penale la diffamazione e porta sino a tre o cinque anni di carcere la massima pena. Il disegno di legge è passato, esclusivamente grazie al partito di governo Russia Unita (242 voti) e nonostante lo stesso Putin avesse consigliato di “ammorbidire”.
Le tre fazioni di opposizione – i comunisti, Russia Giusta e il Partito Liberal-Democratico – hanno votato contro, con 144 deputati. Al fosco panorama si aggiungono un’altra legge e una bozza che diffondono malumori tra i difensori dei diritti.
L’inasprimento delle ammende per chi manifesta senza permesso e gli emendamenti alla legge sulle Ong.
Questi ultimi sono ancora in discussione, dopo lo scandalo scatenato della dicitura “agente straniero” per le organizzazioni che si avvalgono di “aiuti economici” dall’estero e le polemiche scoppiate persino tra il partito di governo e Mikhail Gorbaciov.
Putin formalmente, anche qui, ha chiesto di rivedere il testo. In sostanza il Cremlino ha proposto che la legge sulle Ong non sia applicata a organizzazioni religiose, enti governativi e aziende statali, organizzazioni senza scopo di lucro create da queste società e le istituzioni statali e comunali.
Putin ha anche proposto di chiarire la nozione di “attività politiche” specificando che questo non dovrebbe essere applicato alle attività nei campi della scienza, cultura, arte, sanità, tutela della maternità e dell’infanzia, sano stile di vita, cultura fisica e sport, la protezione della fauna, carità e volontariato.
Nel frattempo il governo russo ha preso in considerazione la direttiva del presidente per aumentare il finanziamento alle organizzazioni non governative (Ong).
Triplicando il sostegno alle organizzazioni da uno a tre miliardi di rubli (da 25 milioni di euro a 75). E una commissione della Duma ha proposto di rinviare l’entrata in vigore della legge di un mese.
La questione del tempo non è secondaria.
La bozza, nella prima versione, particolarmente severa, è stata presentata alla Duma venerdì, 29 giugno. E anche se teoricamente non doveva passare prima dell’autunno, qualcuno ha già annunciato che entro la fine di luglio l’iter sarà concluso.
Si tratta di un ulteriore sintomo del malessere creatosi con il ritorno di Vladimir Putin alla presidenza, tra la nuova dirigenza al Cremlino e gli attivisti delle Ong.
Molti di loro sono già usciti dal Consiglio preposto a occuparsi dei diritti umani sotto il capo di stato. In primis la veterana Ljudmila Alekseeva. Ma ultimamente la nuova legge aveva fatto scoppiare anche il caso Gorbaciov, accusato da uno dei sostenitori del passaggio della norma in Parlamento di essere un “agente straniero”.
Immediata la replica del fautore della Perestrojka: “parole imperdonabili”.
Parallelamente però scorrono pure le preoccupazioni dell’elite russa a fronte delle crescenti proteste di strada e il fatto che molte Ong ricevano sostegni finanziari dall’estero.
Ora, ad esempio, con la nuova legge, non potranno più fruire dei programmi degli Stati Uniti e in particolare di quelli provenienti dall’agenzia americana Usaid (Us Agency for International Development), che è uno dei principali finanziatori per le Ong di tutto il mondo.
Tornando alla legge sul Web, già molte levate di scudi e qualche commento a mezza bocca. “Devono essere rispettati i diritti e le libertà fondamentali delle persone, incluso il diritto di informazione, da un lato, e dall’altro, il diritto alla protezione da contenuti dannosi”, ha detto il premier Dmitri Medvedev commentando quella che allora era solo una proposta di legge. “La rete deve essere libera”, ha aggiunto.
Quest’ultimo per spiegare il suo pensiero ha usato un esempio limite: “Nei commenti a qualsiasi sito web / blog / forum lasciano un un link a “come cucinare Lsd con grano saraceno e vernice verde”: il sito entrerà subito nella black list dei siti proibiti, e il suo host inizierà a correre per tribunali per mesi, cercando di dimostrare di non essere un cammello”, ha scritto Navalny nel suo LiveJournal.
“Allo stesso tempo, chi vuole davvero una ricetta per suicidarsi, trova ancora tutto il necessario entro tre secondi” ha aggiunto. (TMNews)