Così il sottosegretario sul passaggio, per i fondi, dal criterio delle copie vendute a quello delle copie distribuite: “Meno sprechi”

Editoria, Peluffo: “Un’azione molto dura, ma necessaria”

Paolo Peluffo, sottosegretario all’Editoria

ROMA – L’effetto del decreto editoria che rivede i criteri per l’assegnazione dei contributi pubblici alla stampa prevalentemente di partito e alle coooperative imposta una “azione molto dura” soprattutto nel passaggio dal criterio delle copie vendute ripetto a quello delle copie distribuite, ma necessaria in quanto le precedenti norme “esse stesse” inducevano comportamenti antieconomici da parte delle aziende interessate.
Lo ha detto il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Paolo Peluffo, intervenendo in Aula a conclusione della discussione generale sul dl editoria.
Peluffo ha poi ricordato quali sono i giornali interessati e toccati dalle nuove norme approvate oggi in prima lettura dal Senato: “Stiamo parlando di 260 giornali, quotidiani e periodici, che vivono grazie al contributo diretto, di cui le testate politiche o affini sono 11; di 337 giornali diocesani, piccolissimi, che vivono grazie al contributo e che hanno un’importanza veramente fondamentale a livello territoriale; di un centinaio di giornali riferiti a cooperative (in questo ambito abbiamo avuto casi molto buoni e casi molto negativi)”.
“Stando ai dati del 2011, questi giornali fatturano complessivamente 290 milioni di euro – ha poi aggiunto -. Nel 2011 sono stati operati tagli per un importo pari al 15 per cento del totale, operando per la prima volta il riparto sulla base delle risorse date. Quindi il contributo pubblico è stato di 145 milioni di euro, pari al 50 per cento del fatturato di queste imprese. Quest’anno lo Stato aveva previsto nel bilancio 47 milioni di euro, il che avrebbe significato un taglio del 76 per cento rispetto all’anno precedente, a bilanci delle imprese chiusi ed operando quindi in chiave retroattiva, in una situazione in cui tutte queste imprese, che hanno bisogno del credito bancario, si erano esposte con le banche. Mi sono pertanto fatto carico di rappresentare che, per poter fare un taglio, una moralizzazione ed una semplificazione drastica, bisognava evitare una sforbiciata così larga, con un taglio fatto retroattivamente”.
“Il governo ha risposto elevando il fondo, solo per quest’anno, a 120 milioni di euro – ha proseguito Peluffo -. Per i prossimi due anni le risorse sono date, e sono pari a 56 e a 64 milioni di euro. Dopo quel periodo, il cosiddetto ‘decreto salva Italia’ prevede la cessazione del contributo diretto”.
“L’azione è stata molto dura in termini di selettività industriale – ha rimarcato il sottosegretario – . Esaminiamo per esempio il passaggio dalle copie distribuite o stampate alle copie vendute. In tal caso si opera un qualcosa di estremamente forte. Prima bastava essenzialmente stampare per avere un contributo a copia, e ciò voleva dire che le imprese adottavano comportamenti irrazionali anche dal loro punto di vista, perche’ stampavano molte più copie di quelle che servivano loro e che esse stesse erano in grado di distribuire, sostenendo costi di cui non avevano necessità, al fine di massimizzare l’entrata da parte del contributo pubblico. Erano pertanto le norme stesse ad indurre a un comportamento inappropriato da parte delle aziende”. (Asca)

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