

A rilevarlo è il rapporto 2012 sull’industria dei quotidiani in Italia, presentato durante la XV edizione di Wan-Ifra Italia, la Conferenza internazionale per l’industria editoriale e della stampa italiana, promossa da Wan-Ifra (Associazione mondiale degli editori) Fieg (Federazione Italiana Editori Giornali) e Asig (Associazione Stampatori Italiana Giornali).
Se le vendite di giornali continuano a declinare – segnala il rapporto – non lo stesso, dunque, si può dire dei lettori che, invece, continuano a crescere o, comunque, a mantenersi stabili.
In particolare, evidenzia ancora lo studio, in 10 anni il numero dei lettori regolari è cresciuto di circa 4 milioni per le edizioni cartacee mentre in soli due anni il numero dei navigatori che frequentano quotidianamente almeno in sito di quotidiani è cresciuto di un milione di unità.
A questo proposito, il rapporto mette a confronto il numero di utenti del web in generale con il numero di coloro che visitano i siti dei quotidiani: in due anni, tra il 2009 e il 2011, gli utenti internet sono aumentati in media del 22%, quelli dei siti dei quotidiani del 47%.
In particolare, evidenzia ancora lo studio, in 10 anni il numero dei lettori regolari è cresciuto di circa 4 milioni per le edizioni cartacee mentre in soli due anni il numero dei navigatori che frequentano quotidianamente almeno in sito di quotidiani è cresciuto di un milione di unità.
A questo proposito, il rapporto mette a confronto il numero di utenti del web in generale con il numero di coloro che visitano i siti dei quotidiani: in due anni, tra il 2009 e il 2011, gli utenti internet sono aumentati in media del 22%, quelli dei siti dei quotidiani del 47%.
“Questi dati – rileva il rapporto – che possono apparire sorprendenti se confrontati con il calo delle vendite, possono essere valutati in maniera ambivalente, positiva perchè evidenziano che il prodotto dell’industria editoriale continua ad incontrare il gradimento del mercato, negativa perchè ci dicono che l’informazione appare ormai a molti come una commodity alla quale non si riconosce un valore significativo”. (Adnkronos)