Il segretario Giancarlo Ghirra si dimette rompendo quella che - solo apparentemente - sembrava una tregua di fine mandato

“Anche sull’Ordine dei giornalisti volano i corvi”

Giancarlo Ghirra

Enzo Iacopino

ROMA – La lettera di dimissioni di Giancarlo Ghirra da segretario del Consiglio nazionale si abbatte, come un fulmine a ciel sereno, sull’Ordine dei giornalisti che, seppur solo apparentemente, sembrava avesse trovato un rassegnato equilibrio in attesa delle elezioni del prossimo anno.
Certo, in occasione del recente rinnovo delle commissioni consultive, lo scontro era affiorato con la trombatura, nel segreto dell’urna, di due personaggi di spicco di “Autonomia e Solidarietà”, come Andrea Vianello e Marco Politi, e tra le polemiche di quanti – senza farne mistero – non giudicano “cosa buona e praticabile” la creazione di una fondazione che metta sotto un ombrello privato dei beni dichiaratamente pubblici.
Ma torniamo alla lettera di Giancarlo Ghirra, che non usa mezzi termini – anche se non fa nomi – aprendo una vera e propria crisi: “Non posso sentire 
messa in dubbio la mia 
reputazione e la mia dignità, 
professionale e personale…
Anche qui volano i corvi”.
“Ora che serve compattezza e unità – denuncia il segretario dimissionario – arrivano interventi fra il censorio, il moralista, l’arrogante, il bartaliano «tutto sbagliato, tutto da rifare», e gli insulti alle persone. Capisco gli attacchi dai 
nemici, ma non da chi ritengo un mio compagno di strada”.
La lettera viene pubblicata, stanotte, da Franco Abruzzo, il quale, però, non sa che a riceverla non sono stati tutti i 150 consiglieri nazionali, ma quei 50-55 che, evidentemente, vengono ritenuti vicini all’area di “Autonomia e Solidarietà”. Mentre la polemica divampa, ci pensa, infatti, Pierluigi Franz a dar man forte a Franco Abruzzo, nella diffusione “urbi et orbi” della mail.
Non tarda ad arrivare la prima risposta dal presidente dell’Ordine dei giornalisti, Enzo Iacopino, il quale osserva, appunto, che “da quel che ho avuto modo di verificare, è stata inviata solo a poco più di 50 membri del Consiglio, i «compagni di strada» tra i quali debbono essere individuati «maestrine e maestrini».
Gli altri, tra i quali – sottolinea Iacopino – anche io, sono «il nemico» i quali, ovviamente, come le cronache raccontano, sono stati a guardare mentre i «compagni di strada» di Ghirra facevano tutte le cose positive. Da soli, ovviamente. Che vergogna!”.
“Se la situazione non fosse seria, sarebbe comica”, conclude Enzo Iacopino affermando che “
 la nostra è una casa di vetro” e che sta “aspettando una risposta da Ghirra prima di replicare, per come meritano, alle millanterie che contiene la sua lettera”.

LA LETTERA DI GIANCARLO GHIRRA

“Cari consiglieri, vi scrivo in uno stato di profonda tensione emotiva, reduce da una riunione con un piccolo gruppo di colleghe e colleghi  romani che ha provocato in me seri turbamenti.
Affetto sin dalla più giovane età di una sindrome da primo della classe, non tollero maestrini e maestrine che, privi di titoli adeguati, vanno in giro a dar lezioni di giornalismo, diritto, politica, e persino etica.
Mi ritengo assolutamente inadeguato al ruolo di segretario, vissuto per di più in una situazione di caos, con un presidente con il quale non ho in comune alcuna visione del mondo, e sono pronto – come ho già fatto e farò fin che campo – ad ammettere errori e cambiare posizione. Diciamo che ho un atteggiamento socratico, così maestrini e maestrine capirannno.
Sono pronto a ricevere qualsiasi tipo di critica, ma non a sentire messa in dubbio la mia reputazione e la mia dignità, professionale e personale.
 Ho accettato due anni fa l’incarico di segretario, arrivato repentinamente e inopinatamente, rinunciando a fare l’inviato speciale e passando perciò nelle file dei pensionati.
Lascio a voi trarre le conclusioni di ciò che significa in termini esistenziali, e quanto questa scelta sia diversa da quella di quanti accumulano incarichi e prebende. Ma avevo dietro di me l’entusiasmo di un gruppo coeso, e, soprattutto, solidale.
 Mi colpì in quei giorni l’atteggiamento di Giorgio Balzoni, che non conoscevo sino a fine maggio del 2010. Umile, privo di arroganza, sempre disposto ad ascoltare tutti, pronto a continuare a faticare per la nostra causa anche dopo l’infelice esito del voto per la presidenza.
Noi, che eravamo e siamo una minoranza di 50-55 consiglieri (a proposito, mi auguro che questo messaggio arrivi a tutti, altrimenti Gianfranco mi dovrai aiutare a farlo) siamo riusciti a ottenere risultati portentosi: chiusura dei viaggi all’estero, ridimensionamento delle spese per i gruppi di lavoro, ulteriore rigore nei master, sanzioni a personaggi di spicco del giornalismo ben protetti da aree del Cnog, una crescita del nostro gruppo su temi delicati e importanti.
Ora siamo all’ennesimo snodo su riforma, etica, formazione professionale, terreni sui quali abbiamo ottenuto da una presidenza purtroppo fortissima (vedi i recenti voti sulle commissioni) ampi spazi alle nostre posizioni ,a partire da un colloquio fitto e serio con il sindacato per il quale mi sono battuto allo spasimo.
Anche l’itinerario di discussione sul tema della formazione, come la consultazione dei consigli regionali e l’apertura della discussione alla Fnsi, all’Inpgi, alla Casagit, viene svilito.
 Ora che però serve compattezza e unità arrivano interventi fra il censorio, il moralista, l’arrogante, il bartaliano “tutto sbagliato, tutto da rifare”, e gli insulti alle persone.
Capisco gli attacchi dai nemici, ma non da chi ritengo un mio compagno di strada.
 Anche sull’Ordine volano i corvi. Qui si rischia di avvelenare i pozzi, di consentire ancora una volta a chi è portatore di culture a me estranee di trionfare sulle nostre divisioni. 
Io non ci sto.
Scrivo ai 50-55 che mi hanno sostenuto due anni fa, primo fra tutti Giorgio Balzoni, mettendo a disposizione il mio mandato. Non farò la prima donna creandovi problemi e annunciando le mie dimisisoni formali all’esecutivo, ma sappiate che già a partire da oggi sono felice di poter lasciare quanti insultano, calunniano, scambiano la critica anche dura, anche radicale, con l’insulto alla dignità delle persone.
Dico e scrivo tutto ciò con grande serenità, anche se spero che chi mi insulta abbia la buona grazia di non salutarmi più.
 Scegliete un nome al mio posto, sarò felice di votarlo e sostenerlo, senza riserve mentali e, garantisco, senza dargli lezioni neppure nelle materie nelle quali potrei avere titolo per farlo.
 Un caro saluto, e grazie a quanti, comunque, sono stati e sono civili anche nelle discussioni più violente.
Giancarlo Ghirra
Segretario Consiglio nazionale Ordine dei giornalisti

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