L’assemblea dei soci prende atto del calo pubblicitario e muove qualche inedita critica sulla gestione della crisi

Caltagirone Editore, un quadro senza luci

Francesco Gaetano Caltagirone

ROMA – La flessione della raccolta pubblicitaria continuerà a pesare sui conti della Caltagirone Editore anche nel primo trimestre dopo un 2011 negativo. Lo ha detto Francesco Gaetano Caltagirone presiedendo l’assemblea dei soci a cui ha presentato un quadro senza luci per i prossimi mesi e ricevendo qualche, inedita, critica nella gestione di un esercizio di crisi.
“L’andamento della pubblicità nel primo trimestre è in calo, anche se minore. Ma la tendenza non si è ancora invertita, il fondo non è stato toccato nel primo trimestre”, ha detto poi a margine dell’assemblea. La società ha chiuso il 2011 con un risultato per la prima volta in rosso nella gestione operativa e con una perdita di esercizio di 31 milioni circa in gran parte per le perdite della gestione finanziaria, appesantita dalle minusvalenze per la cessione della partecipazione in Monte dei Paschi.
“Il bilancio chiude con una perdita molto consistente in gran parte per le perdite finanziarie ma quello che ci preoccupa di più è il risultato operativo negativo per la prima volta”, ha detto Caltagirone agli azionisti.
“La situazione è preoccupante perché non vediamo per il momento segni di inversione, non ci aspettiamo, allo stato per il presente esercizio, dei recuperi. Stiamo continuando a tagliare i costi ed è dell’altro ieri un accordo per una ulteriore riduzione dei giornalisti del Messaggero”, ha detto il presidente della società che edita oltre al Messaggero anche altri quotidiani.
Caltagirone si chiede allora se, con un andamento pubblicitario strutturalmente così ridimensionato, alla fine non si dovrà ripensare il prodotto quotidiano così come è oggi, magari tornando al passato quando “Il Messaggero” – ricorda Caltagirone – aveva 16 pagine (rispetto alle circa 50 attuali).
“Forse oggi questo tipo di prodotto non è più sostenibile”.
Un paio di azionisti hanno fatto in assemblea dei rilievi per la gestione in perdita della partecipazione dismessa nel Monte dei Paschi e chiesto più grinta all’imprenditore nell’affrontare la crisi del mercato editoriale.
Ma Caltagirone ha replicato che la crisi è nel Paese: “Oltre alla crisi dell’editoria, assicuro che noi che operiamo in molti Paesi del mondo nel cemento, perdiamo solo in Italia. Oggi l’Italia è un problema in qualunque parte, non per niente ogni giorno guardiamo a quanto sta lo spread”.
“Io dico le cose come stanno. Oggi non sono in grado, anche combattendo, di modificare il mercato della pubblicità. Non sono convinto che i tassi salgano, non sono in grado di pensare a un recupero corsi azionari, né che ci sia recupero di pubblicità. Poi, finché ci sono io, quello che possiamo fare lo facciamo”, ha detto. (Stefano Bernabei/Reuters)

ROMA – In Italia non sarà facile per le banche nei prossimi anni ed è stato meglio cogliere l’occasione di entrare in Unicredit che al 70% è all’estero anche a costo di aver perso soldi per uscire dopo nove anni dal Montepaschi. Così Francesco Gaetano Caltagirone ha spiegato agli azionisti della Caltagirone Editore, titolare di una parte delle partecipazioni finanziarie del gruppo, le ragioni della repentina uscita in perdita dalla banca senese e l’ingresso altrettanto veloce in Unicredit, dove ha ora poco meno dell’1% con il figlio Francesco Caltagirone proposto per il consiglio di amministrazione.
“Mi dispiace per chi mi giudica decotto, ma in dieci giorni dell’aumento di capitale siamo riusciti ad uscire da Mps ed entrare in Unicredit spostando l’equilibrio nelle partecipazioni in un modo che secondo il nostro punto di vista può darci posizioni più protettive”, ha detto Caltagirone ai tre azionisti che in assemblea gli hanno contestato la scelta di uscire in perdita dall’investimento e di aver concentrato molta della liquidità in investimenti su società finanziarie come le banche e le Assicurazioni Generali.
“L’uscita da Mps è stata un’idea nostra, condivisa dalla nostra direzione, che in Italia non sarà facile nei prossimi anni per il settore bancario e che tra Mps, completamente radicata in Italia, e Unicredit al 70% radicata soprattutto all’estero, fosse preferibile la seconda per affrontare la congiuntura”, ha aggiunto.
Dopo l’assemblea, tornando a margine con i giornalisti sul tema delle partecipazioni bancarie e assicurative, Caltagirone ha ulteriormente chiarito la valenza della scelta su Unicredit.
“In una situazione difficile per il credito nel mondo e in Italia, investire in una banca presente in mercati emergenti dove non ci sono questi problemi è un vantaggio”.
Poi ha voluto salutare, alla vigilia dell’assemblea domani a Siena, il nuovo vertice del Monte dei Paschi con Alessandro Profumo alla presidenza accanto all’Ad Fabrizio Viola: “Mi è dispiaciuto dopo 9 anni uscire dal consiglio di amministrazione e dalla banca. Le persone che sono arrivate e che stanno arrivando sono di grande valore faccio loro i miei migliori auguri”. (Reuters)

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