
Mons. Giancarlo Maria Bregantini
ROMA – “Bisogna chiedersi, davanti alla questione dei licenziamenti, chiamati elegantemente, con un eufemismo, «flessibilità in uscita», se il lavoratore è persona o merce. E’ la grande istanza dell’enciclica sociale Rerum Novarum. La questione di fondo. Il lavoratore non è una merce”.
Lo afferma mons. Giancarlo Bregantini, arcivescovo-giornalista di Campobasso-Bojano e presidente della Commissione Lavoro, giustizia e pace della Conferenza episcopale italiana, docente di Storia della Chiesa “con una lunga esperienza di operaio in fabbrica negli anni della giovinezza”, sottolinea Famiglia Cristiana che lo ha intervistato sulla cosiddetta riforma Fornero sul lavoro.
L’ex vescovo di Locri-Gerace, iscritto al Sindacato Giornalisti della Calabria e all’Ucsi Calabria, sottolinea poi che il lavoratore “non lo si può trattare come un prodotto da dismettere, da eliminare per motivi di bilancio, perché resta invenduto in magazzino”, notando che “in politica ormai l’aspetto tecnico sta diventando prevalente sull’aspetto etico”.
“La tematica di fondo dell’articolo 18 dovrebbe coprire tutti i lavoratori, non solo quelli con più di 15 dipendenti, già garantiti. Va estesa – ha, quindi, aggiunto mons.
Bregantini – come valori di dignità e difesa come normativa. Ma più in generale, come sollecita il Capo dello Stato, riflettendo sulla riforma decisa dal governo nel suo complesso mi chiedo: diminuirà o aumenterà il precariato dei nostri ragazzi?
Riusciremo ad attrarre capitali ed investimenti dall’estero solo perché é più facile licenziare? Sarà snellita la burocrazia? Daremo con questa riforma più vigore all’esperienza imprenditoriale? Ma non vorremmo nemmeno che la cosa fosse schiacciata su questi temi, perché ripeto, al centro di tutto ci deve essere la dignità dell’uomo e della famiglia”. (Asca)