
Pierluigi Allotti
ROMA – Insieme alla radio e al cinema, la stampa fu un importante strumento di propaganda del regime fascista. Il giornalismo, secondo Benito Mussolini, aveva una fondamentale funzione pedagogica e i giornalisti, durante il ventennio, furono gli “educatori della nazione”. Edito da Carocci nella collana “Frecce” (pagine 280 – euro 23), è uscito il libro “Giornalisti di regime – La stampa italiana tra fascismo e antifascismo (1922-1948)” , scritto dal giornalista Pierluigi Allotti.
Il libro illustra come i principali giornalisti italiani nati intorno al 1890, entrati nella professione prima dell’avvento del fascismo, e quelli della generazione del 1910, che iniziarono la loro attività nei primi anni trenta, sostennero il fascismo e scrissero in favore del regime fino al giorno del suo crollo, il 25 luglio 1943.
Dopo quella data la maggior parte dei giornalisti si distaccò dal fascismo attraverso un processo di autoassoluzione e di rimozione delle proprie colpe che permise loro a guerra finita di ritornare sulla scena giornalistica, ancora una volta da protagonisti.
Un saggio che affronta il tema della libertà di stampa anche in chiave attuale. “Oggi – afferma Allotti – formalmente la libertà di stampa in Italia vige. Il pluralismo c’è. E’ l’atteggiamento dei giornalisti verso il potere che deve sforzarsi di non essere di servizio verso il potere, ma di servizio pubblico”.