
Carla Bruni
PARIGI (Francia) – Non si placa in Francia il cosiddetto “Carlà-gate”, lo scandalo sui presunti fondi illeciti versati dal Fondo mondiale contro l’Aids, la tubercolosi e la malaria, di cui la premiere dame Carla Bruni è ambasciatrice dal 2008, a favore delle sue attività culturali e umanitarie. A rilanciare le accuse è ancora il giornalista Frederic Martel, autore dell’inchiesta-shock sul caso pubblicata sabato dal settimanale Marianne, il quale minaccia ora di pubblicare nuove rivelazioni “se fosse necessario”.
L’Eliseo, secondo Martel, sta tentando di “spegnere” l’affare facendo passare il messaggio che il Fondo mondiale “non ha versato un centesimo alla Fondazione Carla Bruni-Sarkozy”. La stessa Bruni lo ha ripetuto in un messaggio sul suo sito web che “L’insinuazione secondo cui dei fondi sarebbero stati ottenuti da partner pubblici è completamente infondata”.
Oggi anche il direttore del Fondo mondiale, l’immunologo francese Michel Kazatchkine, ha ribadito il concetto in un’intervista al quotidiano Liberation. Ma il problema, sostiene il giornalista – autore del libro “J’aime pas le sarkozysme culturel” – non è la Fondazione Carla Bruni-Sarkozy: ad aver ricevuto finanziamenti pubblici, per conto di Carla, sarebbero alcune società attive nel settore umanitario appartenenti a Julien Civange, amico e stretto collaboratore della premiere dame, suo testimone alle nozze con Sarkozy e che dispone di un ufficio all’Eliseo.
In particolare, continua Martel, il Fondo mondiale avrebbe versato 2,8 milioni di dollari “ai margini di ogni legalità” e su “richiesta della premiere dame” alle società gestite da Civange.
Il trasferimento di denaro sarebbe stato condotto da Kazatchkine senza una regolare gara d’appalto. Martel chiede, quindi, tra le altre cose, che venga chiarito se è vero che il Fondo mondiale ha finanziato alcune società gestite da Civange e in quel caso in che misura. Se è vero che Carla Bruni avrebbe chiesto al Fondo mondiale di pagare le fatture presentate da Civange per conto suo in merito alla sua missione di ambasciatrice del Fondo mondiale. E come si spiega che il Fondo mondiale e la Premiere dame abbiano fatto una campagna per Born Hiv Free che appartiene a una società di Civange.
Il giornalista dice di avere la risposta alla maggioranza di queste domande grazie anche a una lunga intervista telefonica “confidenziale” realizzata con Kazatchkine martedì scorso che avrebbe dovuto essere “off the records”, ma che il giornalista renderà pubblica “se necessario”. (Ansa)