A New York prova di forza per sedare “Occupy Wall Street”. Malmenato un giornalista

Sgombero degli indignati: arrestati due giornalisti

NEW YORK (Stati Uniti) – Nell’imminenza del compimento dei due mesi dalla creazione del movimento di protesta americano “Occupy Wall Street”, alle due estremità degli Stati Uniti le autorità hanno deciso di ricorrere alla prova di forza, e di imporre lo sgombero forzato alle centinaia e centinaia di giovani “indignati”, accampati da settimane nel cuore di New York e di Oakland, due degli epicentri principali delle manifestazioni negli Usa.
In entrambi i casi centinaia di poliziotti in assetto anti-sommossa, il capo protetto da caschi e gli scudi in pugno, hanno atteso la notte per agire. Prima è toccato alla City Hall Plaza, nel cuore della città californiana, dove alle 2 del mattino è scattato l’intervento delle forze dell’ordine: a differenza di quanto era accaduto in occasione di un primo tentativo analogo il 25 ottobre, i dimostranti hanno opposto una minore resistenza e non si sono verificati veri e propri scontri di piazza, ma almeno 33 persone sono, comunque, finite in manette per resistenza. Tra gli arrestati anche due giornalisti, uno dell’Associated Press e uno del Daily News. Inoltre, un giornalista del New York Post è stato malmenato dalle forze dell’ordine.
Un centinaio di tende sono state rimosse dagli agenti. In segno di protesta e di dissenso dalla linea scelta dal sindaco, Jean Quan, il difensore civico Dan Siegel ha rassegnato le dimissioni. Poi, all’una di notte ora locale, è iniziata un’operazione identica per far sloggiare i manifestanti da Liberty Plaza, il luogo dove il movimento vide la luce lo scorso 17 settembre, in pieno Zuccotti Park: un’area a verde pubblico di proprietà, però, della compagnia immobiliare privata “Brookfield Office Properties”, a due passi dal centro finanziario newyorchese.
Il blitz era stato preceduto dalla distribuzione di volantini, nei quali si preavvertiva di quanto stava per succedere, motivandolo con motivi di igiene e di sicurezza per gli stessi accampati.
Il sindaco, Michael Bloomberg, ha quindi ordinato agli occupanti di “allontanarsi temporaneamente”, rimuovendo tende e tendoni onde consentire avesse finalmente luogo la ripulitura dell’area. Dopo, è stato precisato, chi vuole potrà anche farvi ritorno, ma senza più creare installazioni fisse come è stato per due mesi. Nemmeno qui si sono registrati incidenti particolari, e la maggior parte della folla se ne è andata spontaneamente: solo una quindicina i recalcitranti arrestati, ma un nutrito drappello di irriducibili si sono asserragliati in mezzo al parco, decisi a restare a ogni costo.

Un pessimo viatico in vista delle celebrazioni che gli “indignati” hanno in programma per dopodomani, quando cadrà il secondo anniversario mensile della nascita di “Occupy Wall Street”: passando dagli slogan e dai nomi di battaglia all’azione concreta, i militanti intendono infatti imporre la chiusura della Borsa di New York, inscenando per le strade della Lower Manhattan una sorta di parata simil-carnevalesca.

Le evacuazioni a New York e a Oakland hanno fatto seguito a quella dell’altroieri a Portland, nell’Oregon, conclusasi in maniera assai meno indolore; e una settimana fa agli sgomberi susseguitisi via via a Salt Lake City, Denver, Saint Louis, New Orleans, nella californiana Eureka e in Vermont.
Oggi, comunque, si è svolta una manifestazione su vasta scala a Berkeley, presso la sede della University of California, dove gli “indignati” intendono riprendersi i presidi da cui erano stati scacciati nei giorni scorsi. (Agi)

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