Nell’esperimento del quotidiano britannico il futuro dell’informazione con la partecipazione dei lettori

The Guardian: il successo del “programma aperto”

LONDRA (Gran Bretagna) – Da segreto meglio custodito di ogni quotidiano, a lista aperta ai suggerimenti via internet dei lettori: dieci giorni fa il Guardian ha iniziato a pubblicare sul suo sito il programma delle storie del giorno – ad eccezione delle esclusive e degli embarghi, ovviamente – invitando i lettori a contribuire alla stesura del giornale inviando i loro commenti via Twitter. Risultato: un successo.
Centinaia e in alcuni casi migliaia di commenti per ogni storia hanno aiutato i redattori a capire quanto interesse vi fosse tra il pubblico per certi argomenti e a approfondire di più determinati angoli di alcune storie.
A volte fitta di argomenti, a volte poco piena, la lista ha sempre provocato una pioggia di commenti. Come per la storia dei tagli alla sanità pubblica, che ha generato oltre 1.000 commenti spingendo il giornale a creare un blog sull’argomento e a indicare alcuni approfondimenti al giornalista che se ne occupava. Senza contare l’enorme interesse da parte della stampa internazionale e dei blog, che ha seguito con attenzione l’esperimento quasi sacrilego del quotidiano.
Utilizzare i lettori come fonte è infatti una cosa, ma rivelare quali storie sono in programma e offrire ai lettori la possibilità di interagire con questo processo è tutta un’altra. Per i giornali la lista delle notizie del giorno è sempre stata un segreto da tenere sotto chiave, quasi come le informazioni top secret di un’agenzia di spionaggio. Ma tenendosi per sé le esclusive, il quotidiano sperava – a ragione, ora sembra – di non dare vantaggi alla concorrenza.
Il Guardian non è il primo a fare questo esperimento, ma è certamente la testata più importante: finora il “programma aperto” era stato tentato soltanto da un quotidiano regionale svedese, il Norran. Ma in futuro questo sistema potrebbe diventare una richiesta ordinaria per le nuove generazioni cresciuta con i social media e i reality show: dal dire alle stazioni radio che musica suonare o alla televisione pubblica in che cosa dovrebbe investire i propri fondi, la partecipazione del pubblico nei media è destinato a diventare la norma. (Ansa).

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *