Via libera della Cassazione alla richiesta di 27 redattori del quotidiano l’Unità contro il direttore del Foglio

I giornalisti potranno chiedere i danni a Giuliano Ferrara

Giuliano Ferrara

ROMA – La Cassazione, accogliendo il ricorso presentato da ventisette giornalisti del quotidiano l’Unita, ha in sostanza dato il via libera alla possibilità di chiedere il risarcimento a Giuliano Ferrara, direttore del Foglio.
Come ricostruisce la sentenza 36875 della quinta sezione penale, Ferrara, nel corso della trasmissione “Porta a porta”, aveva qualificato l’Unità come un foglio “tendenzialmente omicida che predica l’odio e l’annientamento dell’avversario.
Ne era scaturita una querela collettiva da parte dei 45 giornalisti dell’Unità, ventisette dei quali si sono costituiti parti civili. In primo grado Ferrara era stato condannato per diffamazione poi la Corte d’Appello di Roma, nel febbraio 2010, lo aveva assolto sostenendo che non aveva fatto altro che esercitare il “diritto di critica giornalistica e di libera manifestazione delle idee socio-politiche”.
Contro la pronuncia assolutoria i 27 giornalisti hanno resistito sino in Cassazione e ora la Suprema Corte ha annullato la sentenza ordinando un nuovo processo davanti a un giudice civile che consentirà ai giornalisti di chiedere i danni.
In particolare, la Cassazione criticando la sentenza d’Appello rileva che “mostra di non dubitare del carattere diffamatorio delle affermazioni con cui Giuliano Ferrara qualificò il giornale l’Unità come foglio tendenzialmente omicida tuttavia ritiene che debba essere applicata la scriminante dell’esercizio di diritto di critica in quanto le espressioni incriminate dovrebbero essere valutate nel contesto del ragionamento svolto da Ferrara, facente riferimento agli attacchi rivolti alla sua persona da Furio Colombo e Antonio Tabucchi i quali, a detta dell’imputato, gli avrebbero mosso accuse polemiche di tale portata da esporre a rischio la sua stessa incolumità personale”.
Ebbene, secondo la Cassazione, questa decisione presenta un “vizio logico poiché – scrivono gli ermellini – intanto si può parlare di esercizio del diritto di critica, in quanto la critica sia riconoscibile nel contesto delle affermazioni offensive e si palesi in modo espresso e non attraverso una mera invettiva: la quale, anche se riferita a un giornale piuttosto che a singoli individui, può ugualmente rivelarsi offensiva per chi a quel giornale collabora condividendone la linea editoriale”. Da qui l’annullamento con rinvio della sentenza impugnata per nuovo esame davanti al giudice civile.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *