La yemenita Tawakol Karman, fondatrice di “Giornaliste senza catene”, collabora col Washington Post

La giornalista premio Nobel per la pace

Tawakol Karman

ROMA – Milita in un partito conservatore, sebbene all’opposizione, è una giornalista obiettiva, ha sfidato il potere togliendosi il velo ma conserva la veste nera delle donne islamiche: Tawakol Karman, 32 anni e tre figlie, è da oggi premio Nobel per la pace per la sua lotta contro i pregiudizi di casta maschile dello Yemen. Tawakol Karman ha infranto il proprio tabù nel 2004, mentre partecipava a un meeting per i diritti umani: si è tolta il velo e non lo ha mai più rimesso, chiedendo alle sue compagne di fare altrettanto.
Da allora la coraggiosa reporter ha fatto molta strada: ha fondato l’associazione “Giornaliste senza catene”, ha iniziato una periodica collaborazione con il “Washington Post” e con Facebook, ha schivato con l’aiuto di guardie del corpo parte dei tentativi di arresto fatti dal potente presidente Ali Abdallah Saleh. Non sono, comunque, mancate minacce di morte, confische di volantini, qualche giorno di prigione. Ma l’ostinata Tawakol Karman ha resistito a tutto.
“E’ un premio per me, ma soprattutto per tutte le donne dello Yemen”, ha detto oggi alla consegna del Nobel. La sua lotta per i diritti femminili è, d’altro canto, molto difficile in uno Yemen rimasto nel più antico passato islamico. Uomini di una certa età possono ottenere in spose delle bambine a scapito della legge yemenita, ma se per i primi viene imposto – raramente – il divorzio, per le giovani viene spesso introdotta la lapidazione.

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