MILANO – Domani, lunedì 3 ottobre, riprendono a Palazzo di giustizia di Milano il processo Ruby in cui il presidente del consiglio Silvio Berlusconi è imputato per concussione e prostituzione minorile e l’udienza preliminare con la possibile decisione del gup di rinviare a giudizio o meno il direttore del Tg4 Emilio Fede, il talent scout Lele Mora e il consigliere regionale lombardo Nicole Minetti, accusati di prostituzione minorile.
Berlusconi non sarà in aula perché, come hanno sempre spiegato i suoi legali, presenzierà al processo solo quando inizierà la sfilata dei testimoni.
E’ stata, invece, fissata per il prossimo 7 febbraio l’udienza pubblica davanti alla Corte Costituzionale per discutere il ricorso sul conflitto di attribuzioni tra poteri dello Stato sollevato dal Parlamento contro la Procura e il gip di Milano, nell’ambito del caso Ruby, che vede imputato Silvio Berlusconi per concussione e prostituzione minorile.
Il conflitto, ritenuto ammissibile prima della pausa estiva, verrà discusso e deciso nel merito tra poco più di tre mesi. Relatore della causa sarà il giudice costituzionale Giuseppe Tesauro. Il ricorso sul conflitto tra poteri dello Stato è stato votato dalla Camera la scorsa primavera, poi dichiarato ammissibile dalla Consulta a luglio. A settembre anche il Senato ha aderito al ricorso.
Sollevando il conflitto contro i pm di Milano che si occupano del caso Ruby e contro il gip che ha disposto il processo, il Parlamento “punta” ad ottenere il trasferimento degli atti al Tribunale dei Ministri per incompetenza funzionale dei magistrati milanesi ad indagare.
Il procuratore della Repubblica di Milano, Edmondo Bruti Liberati, rappresentato dall’avvocato e professore Federico Sorrentino, si è costituito come parte davanti alla Consulta, cosa che invece non ha fatto l’ufficio gip. Per la Procura, infatti, la Corte deve dichiarare inammissibile o infondato il conflitto.
Secondo i pm, la Camera dei Deputati ha voluto solo “proteggere la persona” di Silvio Berlusconi, sostenendo la versione “risibile” che il premier, quando telefonò in Questura per chiedere il “rilascio” di Ruby, era convinto che la giovane fosse la nipote di Mubarak. E per fare questo, per la Procura, la stessa Camera “si è arrogata il potere di interferire con l’esercizio del potere giudiziario al di fuori di qualsiasi previsione costituzionale”.
Dunque, domani riprenderà il processo al premier per il caso Ruby ed è molto probabile che la difesa chieda proprio la sospensione del dibattimento in attesa che la Consulta decida sul conflitto tra poteri. Se il Tribunale accogliesse la richiesta dei difensori, il processo si bloccherebbe almeno fino a febbraio.
In contemporanea, a Palazzo di Giustizia di Milano, sempre domani, ci sarà l’udienza preliminare a carico di Emilio Fede, Lele Mora e Nicole Minetti imputati per induzione e favoreggiamento della prostituzione sempre per la vicenda con al centro la giovane marocchina. Domani, infatti, potrebbe arrivare la decisione del gup sul rinvio a giudizio o meno dei tre imputati.