Nel volume, curato da Giuseppe Di Piazza, alcune tra le più intense pagine del grande giornalista scomparso un anno fa

“Il gioco delle nuvole”, libro postumo di Pietro Calabrese

Pietro Calabrese e Pippo

ROMA – Se ne andava esattamente un anno fa, a soli 66 anni, stroncato da un cancro, Pietro Calabrese, tra gli indiscussi maestri del giornalismo italiano. Oggi, in libreria, un volume che porta la sua firma, pubblicato postumo per i tipi della Rizzoli: “Il gioco delle nuvole – L’alfabeto della vita di un maestro del giornalismo” (324 pp., 18 euro), a cura di un altro giornalista, Giuseppe Di Piazza, che ha lavorato diversi anni con Calabrese.
“Deve essere colpa dei tempi e degli anni, ma sempre più di frequente sento il bisogno di staccarmi dal quotidiano. Una volta avrei detto di volare alto. Oggi mi accontento di pensare che deve per forza esserci da qualche parte, dentro di noi, uno spazio estraneo al dilagare della volgarità. E allora certi pomeriggi mi distendo su una sdraio e guardo le nuvole in cielo”.
Chi ha avuto il piacere – e l’intelligenza – di leggere Calabrese, sia nella versione cronista di razza (lui che il giornalismo lo ha fatto e lo ha diretto: “Il Messaggero”, “Capital”, “La Gazzetta dello Sport”, “Panorama”), che in quella di scrittore illuminato e lirico, nel suo amore disilluso per la verità, saprà riconoscerne il tratto, ad un primo sguardo.
In questo libro postumo c’è ancora lui, il suo pensiero, il suo linguaggio. Più vivi che mai. La sua filosofia, alla base del modo stesso di fare giornalismo. Chi ha seguito – e continua a farlo, come si fa con i migliori maestri – Pietro Calabrese, avrà, oramai, metabolizzato una delle sue lezioni più care: “Essere giornalisti vuol dire raccontare la verità. Ma con emozione”.
Così, dopo averci fatto vivere l’evoluzione della sua malattia, attraverso la storia di Gino, nelle pagine di quello che è diventato un bestseller, “L’albero dei mille anni” (Rizzoli, 2010), Calabrese ritorna a trasmetterci le sue emozioni, grazie ad un prezioso collage – vi si ritrova anche un brano inedito – realizzato da Giuseppe Di Piazza, che ha sapientemente raccolto pensieri e parole scritti dal giornalista negli ultimi anni della sua vita.
Il risultato è un’antologia che si sviluppa su vari livelli: dalla maestria di una scrittura sempre asciutta e, a tratti, crudele, al pensiero filosofico che può benissimo essere etichettato come quello dell’uomo moderno. A cui la lettura di questo libro aprirà, quantomeno, la strada – e la mente – a riflessioni e viaggi degni di essere percorsi.

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