
La Savina Caylyn

La protesta dei procidani che chiedono la liberazione dei marinai
PROCIDA – Drammatica telefonata tra un giornalista del quotidiano on line LiberoReporter e un mediatore dei pirati somali che, dall’8 febbraio scorso, tengono prigioniero nel Golfo di Aden l’equipaggio della petroliera italiana “Savina Caylyn”.
I pirati somali, ammettendo, che alcuni marittimi stanno male, chiedono alla compagnia di pagare.
Il ministero degli affari Esteri, in un comunicato, afferma che “nessuna azione militare, come richiesto dai familiari, e nessuna trattativa con i pirati” verranno fatte, ma “un pressing diplomatico su più livelli per ottenere la liberazione dell’equipaggio italiano”.
La Farnesina sostiene, inoltre, di non poter “contemplare la possibilità di una trattativa diretta con i pirati, e tanto meno pagare riscatti per la liberazione degli ostaggi, come espressamente vietato dalla normativa”. Il ministro degli Affari Esteri, Franco Frattini, sulla vicenda ha invitato al “massimo riserbo”, proponendo un summit sulla Somalia a margine della prossima Assemblea generale dell’Onu di settembre a New York.
I cinque italiani in mano ai pirati somali sono: il comandante Giuseppe Lubrano Lavadera e Crescenzo Guardascione, di Procida; Gianmaria Cesaro di Sorrento; Antonio Verrecchia di Gaeta, ed Eugenio Bon di Trieste.
Il 15 agosto scorso, l’Assostampa Campania, presieduta da Enzo Colimoro, aveva aderito al Comitato dei cittadini procidani “Liberi subito” garantendo al sindaco di Procida “il cordone mediatico necessario a tenere accesi i riflettori sulla vicenda ed esercitare la necessaria pressione affinché le Autorità preposte garantiscano il ritorno a casa dei marittimi sequestrati”.
Il Comitato chiede, inoltre, la liberazione di Vincenzo Ambrosino e Gennaro Odoaldo, rispettivamente allievo di macchina e primo ufficiale di coperta sulla “Rosalia D’Amato”, la nave sequestrata al largo delle coste della Somalia il 21 aprile scorso. http://www.tmnews.it/web/sezioni/videonews/20110827_video_19134644.shtml