Accusato di intascare bustarelle in cambio di assunzioni, millantando conoscenze politiche. Il legale annuncia ricorso

Arrestato il giornalista Giancarlo Battista

Italo Bocchino

ROMA – Da Massimo D’Alema a Clemente Mastella, passando per Antonio Mazzocchi. Erano questi i nomi spesi da Giancarlo Battista per convincere che dietro una consistente bustarella sarebbe potuta arrivare l’assunzione alla Camera. Le tariffe del giornalista finito in carcere per la calunnia ai danni di Italo Bocchino, andavano dai 30mila o 50mila euro e, secondo l’accusa, la somma raccolta sarebbe di circa due milioni di euro.
I nomi degli esponenti politici, la cui conoscenza era fatta dall’indagato a loro completa insaputa, sono indicati nell’ordinanza di custodia cautelare che il gip Barbara Callari ha emesso su richiesta del procuratore aggiunto Alberto Caperna.
Rispetto alla questione che riguarda Bocchino il giudice Callari scrive che Battista utilizza il suo nome solo a partire dai primi mesi del 2011. Le conversazioni portate all’attenzione degli inquirenti da Battista, a conferma della sua versione, sono apparse “ictu oculi” non riconducibili alla persona del parlamentare, risultando la cadenza dell’interlocutore “spiccatamente romanesca” e dunque estranea allo stesso Bocchino. Inoltre – si spiega – i contatti, via cellulare, tra i due sarebbero avvenuti tra il 27 aprile e il 2 maggio, ed era Battista a chiamare o a mandare sms (3).
La circostanza – a parere del gip – conferma l’ipotesi della precostituzione da parte dell’indagato di elementi a sostegno della denuncia da lui presentata pochi giorni dopo (il 9 maggio) e smentisce la risalenza dei rapporti personali tra i due che Battista aveva fatto nascere dalla comune militanza nel Movimento Sociale Italiano.
Il metodo del gruppo guidato da Battista era il solito: “contatto con la vittima; convincimento della stessa tramite la spendita del nome di personaggi pubblici; percezione dell’illecito profitto attraverso modalità idonee a confermare l’autenticità dell’assunzione e consegna di atti apparentemente provenienti della Camera dei Deputati, confezionati artatamente su carta intestata e contenuti in buste simili a quelle originali, contenenti falsi decreti di assunzione”.
“Un arresto ingiusto e ingiustificato”. Così afferma l’avvocato Donato Prillo, difensore di Giancarlo Battista. Il penalista annuncia che presenterà ricorso al tribunale del riesame e poi sottolinea: “Il mio assistito ribadisce, tramite me, che le registrazioni consegnate al pm riguardano colloqui tra lui e Bocchino. Lo stesso consulente tecnico, Antonino Cupperi di Napoli, conclude per la compatibilità della voce registrata con quella del parlamentare”.
A parere del legale, la denuncia fatta da Battista ha avuto origine “dalla sua necessità di evitare di essere additato dalle tante persone (tutte amiche o conoscenti a lui cari) che avevano perso somme di denaro e di non passare come loro profittatore”.
L’avvocato Prillo attacca gli inquirenti. “Sin dal 9 maggio, quando è stata presentata la denuncia, una volta accompagnato dai carabinieri presso l’ufficio del dottor Caperna, lo stesso ha ritenuto di ascoltare Battista senza la presenza del suo difensore, facendomi uscire dalla stanza. Peccato che nell’esposto c’erano anche elementi di autodenuncia da valutare. Infatti, Battista si dichiarava inconsapevole delle intenzioni di Bocchino”. E poi – sempre secondo l’avvocato Prillo – “la Procura avrebbe utilmente potuto astenersi dall’indagine e inviare ad altra sede la denuncia in quanto nei dischetti Bocchino non parla solo della vicenda truffe, ma, visto il rapporto confidenziale con Battista, accenna a circostanze riguardanti «manovre politiche o importanti processi e suoi rapporti con la magistratura, tra cui la stessa Procura di Roma»”.
Il legale rimanda alle registrazioni che sono state poste all’attenzione degli inquirenti dallo stesso Battista. Quelle tracce audio sono conversazioni che sarebbero avvenute tra il giornalista e Bocchino. Ma “non potendo utilizzare il dato fonico e non volendo approfondire lo stesso attraverso possibili comparazioni, la Procura ipotizza che i testi indicati in denuncia dal Battista siano addirittura suoi sodali nel reato di truffa pur avendo gli stessi versato somme per avere posti di lavoro per loro o per i loro congiunti”.
Ancora, “lo stretto rapporto di conoscenza e confidenza tra Battista e Bocchino può essere facilmente confermato dall’audizione dei testi che la difesa ha sottoposto all’attenzione del procuratore aggiunto. Si tratta di importanti personaggi politici, parlamentari, ex ministri, amministratori locali, alti prelati”. L’avvocato Prillo spiega inoltre: “Ho mantenuto sinora uno stretto riserbo, ma d’ora in poi non eviterò di fornire precisazioni per una corretta informazione sulla vicenda. Mettono paura quei dischetti. Mettono paura”.

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