Presidente dell’Associazione Stampa Reggiana, ricostruì la storia del tricolore decretato dal Congresso Cispadano

Addio Ugo Bellocchi, giornalista e storico

Ugo Bellocchi

REGGIO EMILIA – Il giornalismo emiliano piange la scomparsa di uno dei suoi figli più illustri. All’età di 91 è morto Ugo Bellocchi, fondatore del “Carlino Reggio” il 7 aprile 1942, di “Reggio Democratica” (organo del Comitato Provinciale di Liberazione Nazionale) il 24 aprile 1945, e del “Bollettino Storico Reggiano” nel 1968.
Nato a Reggio Emilia il 22 agosto 1920, ha mosso i primi passi nel giornalismo negli anni Quaranta. Per trent’anni ha diretto le edizioni provinciali del “Resto del Carlino” e, successivamente, è stato caporedattore della “Gazzetta di Reggio”. Era iscritto nell’elenco professionisti dell’Ordine dei giornalisti dell’Emilia Romagna dal 1° settembre 1974.
Ugo Bellocchi è stato brillante presidente dell’Associazione  Stampa Reggiana, raccogliendo il testimone del fondatore Gino Bedeschi, cui è intitolata. Un’associazione con ben 89 anni di storia al servizio dei giornalisti reggiani.
Il professor Ugo Bellocchi era anche un importante storico: per 21 anni direttore della Biblioteca Civica Popolare di Reggio; presidente della Deputazione Reggiana di Storia Patria dal 1968 al 1977 e dal 1993 al 2008, ha dedicato numerosi studi all’epoca matildica e alla nascita della bandiera tricolore.
Sono suoi gli studi che, nel 1963, hanno permesso di ricostruire la storia del primo Tricolore, decretato dal Congresso Cispadano, a Reggio Emilia, il 7 gennaio 1797.
Autore di numerosi saggi, è stato anche docente di storia del giornalismo all’Università Cattolica di Milano e direttore della Banca Popolare di Reggio. Sua figlia Lisa è vice caporedattore della Tgr dell’Emilia Romagna e conduttrice della rubrica “Prodotto Italia”.
Ugo Bellocchi è morto, stamani, all’arcispedale Santa Maria Nuova di Reggio Emilia. I funerali avranno luogo domani, lunedì 18 luglio, alle ore 16, nella Chieda di San Pellegrino, dove la salma arriverà in corteo dalla camera ardente dell’arcispedale Santa Maria Nuova.

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