Il Consiglio regionale dell’Odg Sicilia contro gli ingiustificati attacchi alla professione giornalistica

L’Ordine fa paura al sistema della disinformazione

Vittorio Corradino

PALERMO – Il Consiglio regionale dell’Ordine dei giornalisti di Sicilia, presieduto da Vittorio Corradino, riunito a Siracusa, ha approvato un documento nel quale “dopo il fallito attentato al mondo delle professioni italiane dei giorni scorsi, esprime grande preoccupazione per le voci che continuano a rincorrersi sul futuro degli ordini professionali, voci che appaiono come autentiche minacce, pistole puntate alla tempia della democrazia e della libertà di informazione”.
“Appare quantomeno sospetta – continua il documento – la concomitanza tra il tentativo di eliminare l’Ordine dei giornalisti e la pubblicazione di inquietanti intercettazioni telefoniche che dimostrano inequivocabilmente quale sia la causa della progressiva disaffezione dei cittadini nei confronti della stampa e del generale discredito degli operatori dell’informazione.
L’Ordine va certamente riformato, attraverso la revisione di una legge vecchia di quasi mezzo secolo; ma il motivo reale per cui oggi è sotto attacco è che fa paura al sistema della disinformazione, anche perché in questi anni di generale impunità ha sempre saputo far piazza pulita al suo interno, senza timore di estirpare le male piante”.
“I giornalisti e i cittadini – conclude il documento – devono attentamente riflettere su questo strumentale sistema di disinformazione che avvelena la nostra democrazia. Non è un caso che importanti testate siano state immiserite da linee editoriali ben lontane da quella che dovrebbe essere l’etica giornalistica, tanto da veder crollare la propria autorevolezza. E non è un caso che un numero sempre maggiore di cittadini si rivolga al mare magnum del web nel tentativo di attingere notizie su quanto loro interessa.
Tutto questo non può penalizzare i giornalisti veri, quelli che vanno in giro con penna e taccuino alla ricerca di notizie spesso mal pagate e mal pubblicate, e che hanno nell’Ordine professionale una delle poche difese della propria dignità”.

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