Il premio giornalistico consegnato alla corrispondente del New York Times dalla Casa Bianca

“Urbino Press Award 2011” ad Helene Cooper

Helene Cooper

URBINO – Helene Cooper, corrispondente del New York Times dalla Casa Bianca, ha ricevuto oggi a Palazzo Ducale di Urbino il premio giornalistico Urbino Press Award 2011. Quarantacinque anni, nata in Liberia (da dove è stata costretta a fuggire dopo il colpo di stato del 1980), Helene Cooper è tra le firme più note del giornalismo Usa.
Autrice di un libro sul suo Paese devastato dalla violenza, 12 anni al Wall Street Journal, con incarichi a Londra, Washington e Atlanta, è ora una star del New York Times. “Sono onorata – le sue prime parole – di ricevere questo premio, perché è difficile immaginare un privilegio superiore a quello di essere riconosciuta dagli eredi culturali di Baldassare Castiglione, Elisabetta Gonzaga e Federico da Montefeltro”.
Amante dell’Italia – anche se non era mai stata nelle Marche – la Cooper non ha risparmiato confidenze sul suo non facile lavoro alla Casa Bianca, e sullo sforzo di trovare notizie ma anche “particolari” per riuscire a non annoiare i lettori. Esempio calzante: la cattura e l’uccisione di Osama Bin Laden in Pakistan.
I portavoce ufficiali “non riferivano niente di interessante, nessun dettaglio della riunione con il presidente Obama”. Senza demordere, stressando le fonti, la Cooper è riuscita a farsi raccontare qualcosa delle discussioni che avevano preceduto il blitz, fra chi preferiva essere assolutamente certo che il leader di Al Qaeda fosse proprio in quel caseggiato (Hilary Clinton) e chi invece voleva far intervenire subito gli incursori (Leo Panetta).
Avuta la certezza che “Geronimo” (nome in codice di Bin Laden) si trovava nell’abitazione accerchiata, Barak Obama ha dato il via all’operazione, in un’atmosfera molto tesa, con il vice presidente Joe Biden che teneva un rosario tra le dita, i panini e le bibite sul tavolo. “Il secondo giorno più emozionante della mia vita – ha raccontato la giornalista – è stato quando ho intervistato il presidente sull’Air Force One. Ero molto nervosa, avevo le mani sudate. Obama, alto, atletico, era molto serio. Alla fine mi ha congedato dicendo “questa intervista è finita senza che i capelli mi diventassero più bianchì. Lì ho capito che leggeva i miei articoli: avevo scritto che si cominciava a notare qualche suo capello bianco. Mi sono rilassata e gli ho risposto «hey ragazzo, il venditore di tinture per capelli vuole giocare a basket con te». Poi sarei voluta sprofondare, mi sono resa conto solo dopo che avevo chiamato «ragazzo» il Presidente degli Stati Uniti d’America”.
Nelle precedenti edizioni l’Urbino Press Award è stato assegnato ai giornalisti statunitensi Diane Rehm della National Public Radio (2006); Michael Weisskopf di Time Magazine (2007); Martha Raddatz di ABC News (2008); Thomas L. Friedman del New York Times (2009); David Ignatius del Washington Post (2010).

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *