Secondo la Corte il suo blog è un giornale a tutti gli effetti e andava registrato in Tribunale

Stampa clandestina, condanna bis per Carlo Ruta

Carlo Ruta

Il blog “incriminato”

ROMA – Il giornalista e blogger Carlo Ruta, che vive a Ragusa, è stato condannato in appello a 150 euro di ammenda per il reato di “stampa clandestina” previsto dalla Legge sulla stampa del 1948.
La sentenza della prima sezione penale della Corte di Appello di Catania è stata pronunciata il 2 maggio scorso, ma se n’é avuta notizia oggi.
La sentenza conferma la condanna di primo grado pronunciata dal giudice Patricia di Marco del Tribunale di Modica il 9 maggio 2008 in seguito ad una denuncia dell’allora procuratore della Repubblica di Ragusa, Agostino Fera, che si riteneva danneggiato dall’attività del blog di Ruta.
La condanna di Ruta, per un reato per il quale non è stato condannato nessuno da almeno trent’anni, suscitò due anni fa interrogazioni parlamentari, una ondata di proteste politiche e del mondo del web e numerose attestazioni di solidarietà.
“Seguendo la logica prevalsa – fu il commento dell’on. Giuseppe Giulietti – la quasi totalità dei siti web italiani, per il solo fatto di esistere, potrebbero essere considerati fuorilegge, in quanto appunto ’stampa clandestina’, e ciò in spregio a ogni regola della democrazia”.
La Corte ha stabilito che il blog di Ruta deve essere equiparato a un giornale cartaceo quotidiano; pertanto avrebbe dovuto essere registrato come testata giornalistica presso il Tribunale, e invece non lo era, come la maggior parte dei blog. La difesa ha eccepito che il blog è uno strumento di documentazione, non può essere considerato un prodotto giornalistico. Quello di Ruta, fra l’altro, come è risultato da alcuni accertamenti, veniva aggiornato episodicamente e senza regolarità periodica.
Sul blog “accadeinsicilia”, sito di documentazione storica e sociale diffuso via internet dal 2001 al 2004, Ruta ha documentato vicende di malaffare e di connivenza tra politica, mondo degli affari e criminalità organizzata. Ruta è “sorpreso e amareggiato” dalla condanna in appello. Invece di chiudere il caso invocando la prescrizione del reato, farà ricorso in Cassazione per provocare un pronunciamento di legittimità della Suprema Corte su una questione che considera di interesse generale, con pesanti effetti sulla libertà di espressione e di informazione.
“Impugneremo in Cassazione la sentenza della Corte d’Appello che – ha spiegato l’avvocato Giuseppe Arnone, che ha assistito Ruta nei due gradi di giudizio – ritengo gravemente illiberale in quanto non tiene in adeguata considerazione i principi costituzionali che garantiscono la libertà di stampa e d’informazione: elementi essenziali della democrazia”.

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