
Luca Ascani
Paolo Levi
“Bisogna investire in infrastrutture, ma servono anche sgravi fiscali, e una maggiore interazione tra le università e i centri di ricerca”, dice ancora Ascani, secondo cui nel settore del web “l’Italia è rimasta indietro rispetto a tutti gli altri grandi Paesi”. Nel 2000, quando aveva appena 20 anni, questo giovane romano ha iniziato la sua avventura sul web con un investimento iniziale di 500 euro.
Poi, nel 2004, si è associato con Salvatore Esposito, con un capitale di 10.000 euro. Populis è oggi una delle digital media company a maggior crescita in Europa. Ha chiuso il 2010 con un fatturato di 58 milioni di euro (+37,4% rispetto all’anno precedente). A gennaio ha acquisito Blogo mentre nel 2010 ha comprato Blogosfere, che vanno ad aggiungersi ad Excite, Nanopublishing e Better Deals già parte del network dell’azienda.
Attualmente il network di siti di proprietà di Populis conta 26 milioni di visitatori unici al mese, produce più di 35.000 news e video mensili diffusi in 8 lingue attraverso 550 siti proprietari gestiti in prima persona. “La nostra intuzione – spiega all’Ansa Luca Ascani – è stata quella di capire cosa vogliono gli utenti, capire i loro bisogni e sviluppare contenuti che corrispodano alle loro esigenze.
Oggi produciamo 35.000 contenuti al mese in otto lingue: il 40% di essi è affidato a una rete di 400 top blogger e il restante 60% viene generato grazie a un algoritmo che abbiamo concepito noi stessi e che riesce ad individuare grazie a un database di 22 milioni di parole-chiave il tipo di contenuti che la gente cerca”.
Quanto all’Italia, “oggi rappresenta solo il 15% del nostro fatturato, 7,5 milioni su un totale di circa 60 milioni. Siamo presenti in Francia, Germania, Spagna, Brasile….questa è la chiave del nsotro successo, siamo partiti subito con una visione internazionale, ci vuole un approccio ampio, europeo. In fondo – taglia corto Ascani, che ha scelto Dublino come sede centrale della sua società – l’Italia é un mercato piccolo e ci sono troppi cavilli burocratici, troppe difficoltà nel fare impresa, anche anche se abbiamo ottime professionalità”.
Per Ascani, l’e-G8 di Parigi è un successo, per “il solo fatto di essere riusciti ad organizzarlo e di aver messo insieme tutte queste personalità”. Da parte sua, Salvatore Esposito, ha spiegato che il nome ‘Populis’ sia stato scelto per evidenziare che “i contenuti vengono prodotti dal basso…e poi volevamo mantenere una radice latina”.
E-G8: DA WEB 10% CRESCITA GRANDI PAESI; ITALIA ULTIMA
PARIGI – Il settore del web rappresenta il 3,4% del Pil in 13 Paesi (quelli del G8 più Brasile, Cina, India, Corea del Sud,Svezia) e ha contribuito al 10% della loro crescita negli ultimi cinque anni: è quanto emerge da uno studio di McKinsey diffuso a margine dell’e-G8 a Parigi. Tra i grandi Paesi industrializzati, l’Italia è quello in cui internet ha servito di meno la crescita economica.
In particolare, la galassia del web ha contribuito nel nostro Paese al 4% del Pil tra il 1995 e il 2009 e al 12% del Pil tra il 2004 e il 2009. Meglio di noi Svezia (15% e 33%), Germania (14% e 24%), Regno Unito (11% e 23%), Francia (10% e 18%), Stati Uniti (8% e 15%), Corea del Sud (7% e 16%) e Canada (6% e 10%). Peggio di noi solo il Giappone, in crescita negativa, a causa della deflazione.