La polemica tra Sampdoria e Secolo XIX conferma una pretesa inaccettabile. Protesta l’Ars ligure

Calcio e giornalismo: i giornali non sono bollettini

Riccardo Garrone

Marcello Zinola

GENOVA – “Vecchia o nuova dirigenza, lo stile da sempre rivendicato dalla Sampdoria smentisce se stesso. Era accaduto nei giorni caldi del campionato quando – anche dopo l’aggressione a giornalisti e opinionisti nella sede del Telenord da parte di un gruppo di cosiddetti tifosi – la società da un lato esprimeva solidarietà e condanna e dall’altro richiamava i giornalisti a un ruolo meno critico e più collaborativo.
Come se i giornali dovessero essere un house organ di tifosi e società. All’epoca avevamo detto che i giornalisti non sono dipendenti della Samp o di altre società, potentati e istituzioni. Lo ricordiamo ancora oggi”.
Marcello Zinola, segretario dell’Associazione Ligure dei Giornalisti, commenta, così, la nota stampa del presidente della Sampdoria, Riccardo Garrone, contro Il Secolo XIX, nella quale definisce denigratorie le interviste e le cronache sulle vicende della squadra di calcio.
Una nota che, denuncia Zinola, “conferma un modo di pensare e di agire inaccettabile. Per chiunque. In passato la Samp – ricorda il segretario dell’Assostampa – lasciò fuori dai cancelli del campo di allenamento giornalisti sgraditi di Primo Canale, non gradì le cronache su un paio di procedimenti della giustizia sportiva che interessavano la società.
Oggi non gradisce e paventa iniziative giudiziarie per cronache e interviste altrettanto sgradite de Il Secolo XIX. Se ne faccia una ragione il presidente Riccardo Garrone e ricordi, sempre, un antico detto: la penna è più forte della spada. Nel vivere quotidiano, come nel calcio. Magari sarà necessario un po’ di tempo, ma alla fine la penna piega o toglie la punta alla spada”.
Il presidente dell’U.C. Sampdoria, con un comunicato stampa diffuso ieri, ha, infatti, affermato: “Nonostante la presa di responsabilità che nelle ultime settimane io e mio figlio Edoardo ci siamo assunti per la stagione che si sta concludendo, noto con profonda indignazione come sul quotidiano genovese Il Secolo XIX continui ad essere in atto una campagna denigratoria nei confronti della Società e dei suoi collaboratori.
In  particolare a pag. 57 dell’edizione odierna, nell’intervista al sig. Carmine Longo, vengono riportate inesattezze, considerazioni e allusioni che già mettono in cattiva luce anche il nuovo corso che è appena iniziato.
In un momento in cui la situazione ambientale richiederebbe un abbassamento dei toni per riportare tutto il mondo blucerchiato, che meriterebbe ben altra considerazione, in un clima più disteso, il comportamento del Secolo XIX rischia, al contrario, di creare nuove turbative e alimentare ulteriori tensioni. È per questo che sto valutando di tutelare l’immagine dell’U.C. Sampdoria e dei suoi collaboratori nelle sedi opportune”.
Oggi la replica del Secolo XIX: “Noi riteniamo che il momento attuale richieda una profonda riflessione. Di più: siamo profondamente convinti che solo una sincera analisi degli errori commessi sia l’unico modo per non ripetere gli stessi sciagurati sbagli. Il neo vice presidente Edoardo Garrone, domenica scorsa, ha annunciato di voler fare «pulizia». È il miglior modo per ripartire: individuare chi ha fallito (sicuramente in buona fede) è il miglior modo per ricostruire. Ma è fondamentale, indispensabile, civile e onesto, capire chi ha sbagliato davvero. Non per fare postumi processi sommari: non ci interessano, non sono nel nostro stile.
Il presidente Riccardo Garrone parla di «nuovo corso». Noi ci crediamo, vogliamo solo che il nuovo corso cerchi di non ripetere vecchi errori. È il nostro doveroso contributo. Per farla semplice: sbagliare è umano, perseverare è diabolico. E allora è tutta colpa di Di Carlo, esonerato dopo che gli erano stati ceduti Cassano e Pazzini, senza sostituirli con giocatori, attaccanti, all’altezza? È tutta colpa dei giocatori, che prima venivano convocati in Nazionale, sfidavano le grandi d’Europa, correvano per la parte nobile della classifica e all’improvviso si sono trovati senza quegli elementi fondamentali per trasformare in gol e vittorie il lavoro di una settimana? È colpa di Cavasin, sciagurato nella dichiarazioni e spesso anche nelle scelte, ma lasciato indifeso (o non adeguatamente aiutato) mentre tutto crollava? Sì, anche loro hanno delle responsabilità, ma non sono gli unici.
È responsabile chi ha convinto il presidente Garrone a spendere e non guadagnare pur di regalare quell’ingrato (sì, ingrato) di Cassano al Milan. È responsabile chi ha offeso il suo entusiasmo e il suo impegno convincendolo a svendere Pazzini all’Inter. Noi crediamo che il responsabile di queste scelte vada individuato. Crediamo, dalla fredda ricostruzione dei fatti, dalla fedele trascrizione delle testimonianze raccolte, che responsabile di queste scelte sia anche il dottor Antonio Guastoni. Nel suo studio milanese è stata portata avanti la trattativa per svendere Pazzini.
Il dottor Guastoni è tifoso dell’Inter e “piccolo” azionista dell’Inter: questo è vero, documentato e se è rilevante o meno spetta ai lettori e ai tifosi deciderlo. Raccontarlo è un nostro dovere. Lo stesso dottor Guastoni, al quale da mesi chiediamo di spiegare ai lettori e ai tifosi il motivo di certe scelte, ha sempre seccamente rifiutato. Ma non ha rifiutato di selezionare anche i nuovi candidati per l’incarico di direttore sportivo. Lo hanno raccontato tutti. Alcuni (per comprensibili motivi di loro opportunità) hanno scelto di non dichiararlo pubblicamente, altri lo faranno, Carmine Longo (ex dirigente del Bologna) ha scelto di farlo ieri.
Raccontare tutto questo è un nostro dovere, il solo modo che conosciamo per rispettare i nostri lettori e la nostra professione. Richiede impegno, fatica, passione, pur il sano sacrificio (professionale) di chi ama non fermarsi all’apparenza. È la cronaca, quella che meritano i lettori del Secolo XIX. Quella che meritano i tifosi della Sampdoria. Loro, l’immagine della Sampdoria l’hanno sempre tutelata”.

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