La Consulta ligure boccia il progetto autonomistico che rischia di penalizzare i giornalisti

Casagit: niente riforme senza trasparenza

GENOVA – La Consulta regionale ligure della Casagit, riunita a Genova, ritiene che la riforma dello statuto, e di riflesso della Casagit stessa, debba essere un passaggio di trasparenza e di confronto chiaro, senza fraintendimenti e non, come accaduto, una procedura carente di comunicazioni ai fiduciari e al sindacato stesso che ha la titolarità del contributo contrattuale.
La Casagit, emanazione della Fnsi, deve trovare collocazione in ogni contratto di natura giornalistica sottoscritto dal nostro sindacato. L’autonomia della Cassa non può e non deve rappresentare un alibi per scelte che potrebbero tradire lo spirito mutualistico con cui è nata.
A questo proposito non è condivisibile il nuovo testo proposto per l’art. 4 che consente alla Cassa di decidere unilateralmente quale sia il contratto “accettabile-buono” e quale no per le sue strategie. La realtà dei problemi va affrontata, ma la riforma non può portare la Cassa su una deriva tipicamente assicurativa emarginando così il ruolo dei giornalisti.
La riforma deve puntare all’allargamento della base assistita tenendo conto delle nuove realtà della professione che è sempre più caratterizzata da tipologie contrattuali diverse da quelle sottoscritte dalla Fnsi e dal lavoro autonomo.
Per questi motivi la Consulta ligure ritiene che il nuovo statuto debba in primis recuperare tutte le posizioni di lavoro giornalistico dipendente riconosciute dall’Inpgi in base alla Legge 388/2000 attualmente non recepite dalla Casagit.
Non è accettabile continuare a considerare gli oltre 1200 colleghi che svolgono la professione fuori dall’ambito strettamente editoriale degli estranei al welfare di categoria equiparandoli a familiari o superstiti di giornalisti.
Tra l’altro escludere da una contribuzione di tipo contrattuale i colleghi che operano negli uffici stampa significa rinunciare a contribuzioni sicure sotto il profilo della solvibilità dei datori di lavoro e spesso di valore economico superiori a quelle versate da aziende editoriali. Appare inoltre insensibile alle difficoltà che sta vivendo la categoria la modifica che toglie la possibilità di diventare socio ai colleghi pensionati Inpgi.
La riforma proposta rischia di emarginare i giornalisti: l’allargamento della base contributiva prevista dalle nuove norme, in prospettiva, ridurrà sempre più la presenza e il “peso” dei colleghi che in numero sempre maggiore saranno esclusi da questa importante “fetta” di welfare di categoria perché non in grado di sostenere l’onere contributivo
E’ giusto rivedere i metodi di assistenza per garantire un quadro di compatibilità ma questo non può e non deve comportare  una svolta restrittiva e penalizzante per i giornalisti contrattualmente più deboli sul piano delle garanzie e dei diritti.
La Cassa non è una assicurazione privata, ma uno strumento mutualistico. Ha senso tagliare sprechi, prestazioni che sono un lusso e sostitutive del Ssn, non ha senso modificare e riformare la Cassa tradendo la sua anima e ragione di essere. La Cassa è nata come strumento integrativo di categoria e come tale deve rimanere ed essere potenziato.
Consulta regionale ligure Casagit

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