L’Alto Commissario Onu per i Diritti Umani, Navi Pillay, condanna i fatti di Zawiya

Così la Libia tappa la bocca ai giornalisti

Navi Pillay

ROMA – L’Alto Commissario Onu per i Diritti Umani, Navi Pillay, ha condannato la detenzione e la presunta tortura di un gruppo di giornalisti internazionali che avevano cercato di divulgare informazioni sulla situazione nella città occidentale libica di Zawiya.
“I giornalisti corrono grandi rischi per garantire che emerga un quadro preciso di ciò che accade nelle zone di conflitto”, ha detto Pillay, aggiungendo che “essi giocano un ruolo estremamente importante nel portare alla luce le violazioni dei diritti umani. In questo caso, l’episodio della troupe dei giornalisti fornisce un chiaro esempio di quali violazioni vengono commesse in Libia”.
Pillay ha dichiarato che “essere presi di mira, detenuti e trattati con tanta crudeltà, tale da poter essere considerata tortura, è completamente inaccettabile e costituisce una grave violazione del diritto internazionale. Se una troupe televisiva internazionale può essere sottoposta a questo tipo di trattamento, sono estremamente preoccupata per il trattamento che viene probabilmente riservato agli oppositori del regime libico che sono caduti nelle mani dei servizi di sicurezza. Ai media deve essere consentita la possibilità di riferire ciò che sta accadendo in Libia, senza dover affrontare restrizioni, intimidazioni o violenze”.
L’Alto Commissario ha sottolineato che i giornalisti hanno constatato terribili condizioni nel centro di detenzione dove erano trattenuti, “comprese chiare prove che dimostravano come gli altri detenuti fossero stati sottoposti a trattamenti crudeli, inumani e degradanti”.
Pillay ha affermato che il continuo bombardamento aereo sui civili e l’impiego di armi militari e di carri armati nelle strade cittadine sono oltraggiosi e saranno indagati come possibili crimini contro l’umanità. Navi Pillay ha, inoltre, espresso la massima preoccupazione per i resoconti ricevuti circa le esecuzioni sommarie, gli stupri e le sparizioni nel Paese.
Citando la creazione in corso di una Commissione di Inchiesta internazionale ed indipendente sugli avvenimenti in Libia, e il rinvio da parte del Consiglio di Sicurezza del caso alla Corte Penale Internazionale, Pillay ha affermato che i membri delle forze di sicurezza non devono credere di poter commettere tali atti impunemente. “Attenzione: sia che stiate ordinano a qualcuno di eseguire torture o stiate eseguendo degli ordini, vi si riterrà personalmente penalmente responsabili”, ha concluso.

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