“Dopo 40 anni di giornalismo mi vergogno di appartenere a questa categoria”

Santini: “Basta con i salotti dell’orrore in TV”

Giacomo Santini

ROMA (Agenparl) – “Dopo 40 anni di giornalismo mi vergogno di appartenere a questa categoria. Con i casi penosi di Sarah Scazzi e Yara Gambirasio (per limitarci ai più recenti) credo che le TV pubbliche e private abbiano violato ogni limite di decenza e di rispetto per la dignità delle persone. Soprattutto defunte”.
Lo ha dichiarato il giornalista Giacomo Santini, senatore del Pdl, secondo il quale “ormai un talk-show non si nega a nessuno e così nei troppo numerosi salotti televisivi, guidati da incauti conduttori, è una gara macabra e pressappochista a chi fa sfoggio di maggiore fantasia e sadismo e di discutibili esperienze professionali e scientifiche”.
Giacomo Santini, 70 anni, noto al grande pubblico per aver seguito, da radio e telecronista Rai, le più importanti gare ciclistiche internazionali, evidenzia che “si sono evidenziate in questi dibattiti, fondati su indizi scarni e penosi, figure professionali finora note a pochi come i criminologi, i sessuologi, gli psicologi e gli psichiatri applicati alla cronaca nera. Si assiste ad interpretazioni rocambolesche, con approfondimenti sadici e morbosi verso dettagli delicati e non rispettosi della dignità delle vittime e dei loro familiari. Inoltre – aggiunge Santini – sono stati inventati commentatori di giornata (sempre quelli) tra giornalisti e personaggi del mondo dello spettacolo e della televisione esperti di niente e forti solo della loro faccia tosta nello spacciare superficiali opinioni personali per verità assolute”.
“In questa macabra competizione – taglia corto Giacomo Santini – soccombe il giornalismo vero, quello dei telegiornali dove le notizie vengono misurare con l’attendibilità degli indizi e la prudenza nelle interpretazioni. L’attenzione sull’equilibrio dei dibattiti politici varata dalla Commissione competente del Parlamento dovrebbe estendersi anche a questi temi che toccano l’etica pubblica e la morale”.

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