Definendo l’editoriale di domenica scorsa “cerchiobbottista, qualunquista e soprattutto offensivo”

Il Sole 24 Ore: le giornaliste contestano Riotta

Gianni Riotta

MILANO – Le giornaliste del “Sole 24 Ore” hanno scritto al direttore del loro giornale, Gianni Riotta, “per prendere nettamente le distanze dal fondo del giornale di domenica 13 febbraio che, a cominciare dal titolo «Sciarpe e mutande e in mezzo il niente», ritengono “cerchiobbottista, qualunquista e soprattutto offensivo di quanti/e non solo domenica, ma nella quotidianità della propria vita, difendono non a parole, ma con i fatti, la dignità della persona, del lavoro, della politica e di un’etica della responsabilità divenuta ormai rara”.
“Prendiamo le distanze – affermano le giornaliste – da chi si permette di dubitare persino che esista un’idea o un pensiero forte dietro la rivendicazione del rispetto e della dignità della persona e non ha altri argomenti da offrire se non gli stereotipi del «sotto il vestito niente», del «mettete dei fiori nei vostri cannoni», dell’eskimo degli anni ’70.
Non si tratta di essere pro o contro Ferrara, pro o contro le donne che scendono in piazza, ma di abbandonare pregiudizi, stereotipi, qualunquismi, per prendere una posizione. Trasparente, laica. Un giornale che ha la pretesa di essere leader proprio sul fronte delle idee non dovrebbe rinunciarne ad averne una, precisa e riconoscibile, in un momento così difficile per il paese”.
Né – a giudizio delle giornaliste del Sole 24 Ore – Riotta “può pensare di continuare a irridere la piazza (altro stereotipo) e i simboli che la rappresentano, piuttosto che ascoltare la voce di chi vi partecipa. La storia, anche recentissima, dimostra che questo è un atteggiamento miope, politicamente e culturalmente. Le migliaia di persone presenti in piazza domenica hanno da dire molto di più di quanto spesso si legge in intere pagine di giornale, e non meritano di essere etichettate a priori come «il niente».
Per noi, che di mestiere facciamo i giornalisti e in questo mestiere continuiamo a credere, c’è infatti una regola fondamentale e inderogabile, che è quella di commentare i fatti solo dopo esserne stati testimoni, diretti o indiretti, non prima che i fatti siano accaduti, com’è successo in questo caso. E poiché riteniamo che la giornata di ieri (domenica – ndr) non sia stata una mera esibizione narcisistica, che gli slogan non sono – come si legge nel fondo – «un po’ vuoti» e che non è vero che dietro i cortei ci sia solo «una guerra di trincea»”.
La lettera è firmata dalle giornaliste: Donatella Stasio, Barbara Fiammeri, Celestina Dominelli, Anna Del Freo, Francesca Padula, Laura Serafini, Rossella Cadeo, Eliana Di Caro, Sissi Bellomo, Antonella Scott, Antonella Moro, Federica Micardi, Franca Deponti, Micaela Cappellini, Mariolina Sesto, Silvia Sperandio, Rosalba Reggio, Chiara Bussi, Laura Cavestri, Alessia Maccaferri, Nicoletta Cottone, Chiara Somajni, Lara Ricci, Francesca Barbiero, Francesca Barbieri, Valentina Maglione, Lucilla Incorvati, Federica Pezzatti, Cristina Battocletti

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