Il Consiglio nazionale dell’Ordine auspica che, dopo l’ok della Commissione Cultura, l’iter si concluda

Giornalisti: una riforma attesa da decenni

Enzo Iacopino, presidente dell’Ordine

Michele Cassano

Il Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti apprezza gli sforzi della Commissione Cultura che puntano a riformare una legge vecchia di 17.512 giorni. L’auspicio è che le altre Commissioni e il Governo diano in tempi brevi i previsti pareri consentendo l’approvazione di una legge attesa da decenni dai giornalisti.
Sono tre i punti cardine della riforma dell’Ordine dei giornalisti approvata in Commissione Cultura alla Camera, con un sì unanime. Le modifiche principali riguardano l’accesso alla professione, lo snellimento del Consiglio Nazionale realizzato attraverso la riduzione del numero dei consiglieri e gli organi chiamati a giudicare sulle violazioni al codice deontologico e non solo.
Sulla riforma, che è stata approvata all’unanimità, dovranno ora esprimere un parere le altre Commissioni e il Governo. Il testo tornerà, quindi, in Commissione Cultura, per il via libera in sede legislativa, presumibilmente nel giro di pochi giorni. Il progetto passerà poi al Senato, dove, salvo imprevisti, dovrebbe seguire lo stesso percorso di Montecitorio.
La riforma, che recepisce le indicazioni dell’Ordine dei giornalisti, fa salvi i principi generali stabiliti dalla legge numero 69 del 3 febbraio 1963, e cioè il diritto all’informazione e i doveri del giornalista, tra cui il rispetto della verità sostanziale dei fatti. In merito all’accesso alla professione, non è più prevista l’obbligatorietà della laurea come in una prima versione del testo. Il progetto di legge delinea, però, un percorso specifico per i laureati e diplomati con laurea triennale, che, in sede di esame per l’accesso alla professione, non dovranno affrontare la prova di cultura generale, ma solo la prova scritta.
Il secondo aspetto della riforma riguarda lo snellimento del Consiglio Nazionale, per il quale è previsto un tetto di 90 membri e un rapporto di due a uno tra professionisti e pubblicisti, per rafforzare la dimensione professionale della categoria. La riforma istituisce, inoltre, una Commissione Deontologica nazionale competente per le decisioni sui reclami contro le deliberazioni dei consigli regionali in materia disciplinare. In caso di sanzione superiore alla censura, la deliberazione della Commissione deontologica è sottoposta a ratifica del Consiglio Nazionale dell’Ordine.
Si prevede, infine, la creazione di un “Giurì per la correttezza dell’informazione”, istituito presso ogni distretto di Corte di appello e composto da cinque membri, tra rappresentanti dell’Ordine dei giornalisti e magistrati. Il giurì tutela le posizioni giuridiche di soggetti terzi rispetto all’ordinamento professionale ed è chiamato a svolgere un tentativo di conciliazione, per evitare il ricorso al giudizio ordinario civile o penale. Il testo della riforma

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